Cavallo Corinzio

Scultura pubblica contemporanea
Aggiornato in data 19 Dicembre 2025 da Alessandro Calabrò

Cavallo corinzio è una scultura pubblica contemporanea situata a Siracusa, nel piazzale Guglielmo Marconi antistante la stazione ferroviaria. Realizzata dall’artista siracusano Dino Pantano e donata alla città dall’associazione “Noi Albergatori Siracusa” in collaborazione con il Comune, l’opera è ispirata a un piccolo bronzetto greco dell’VIII secolo a.C. (proveniente dalla necropoli del Fusco e conservato nel Museo archeologico “Paolo Orsi”). La statua, inaugurata l’8 giugno 2018, celebra le radici greche di Siracusa e ne rievoca simbolicamente la fondazione come colonia di Corinto.

Cavallo corinzio
La scultura del Cavallo corinzio vista dal basso
Cavallo corinzio (Siracusa) – veduta dal basso
Tipologiascultura pubblica contemporanea (monumento urbano)
LocalizzazionePiazzale Guglielmo Marconi (Stazione FS), Siracusa
AutoreDino Pantano
Donatore/committenteAssociazione “Noi Albergatori Siracusa” (in collaborazione con il Comune di Siracusa)
Data2018 (inaugurazione 8 giugno 2018)
Materiale/tecnicastruttura interna in alluminio; rivestimento modellato in resina epossidica
Altezzacirca 3,8 m (≈4 m includendo il basamento)
Ispirazionebronzetto equino protocorinzio VIII sec. a.C. (necropoli del Fusco, Siracusa; Museo “Paolo Orsi”)
Costocirca 8.500 € (solo materiali; opera donata senza oneri per il Comune)

Identificazione

Denominazione

Il monumento è comunemente noto come Cavallo corinzio, denominazione ispirata alla sua origine storico-archeologica. In realtà l’opera si ispira a un manufatto di epoca proto-corinzia: alcune fonti la descrivono infatti come riproduzione di un bronzetto protocorinzio dell’VIII secolo a.C. In assenza di un diverso titolo ufficiale, “Cavallo corinzio” rimane la denominazione di fatto utilizzata nei documenti e dai media locali. Sulla targa posta sul monumento (vedi oltre) l’opera non è indicata con un nome proprio, ma attraverso il riferimento diretto al piccolo bronzo originale a cui si ispira.

Autore

La scultura è stata progettata e modellata da Dino Pantano (Siracusa, 19**), artista e restauratore siracusano. Pantano lavora presso il Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” ed è noto per vari interventi di restauro su monumenti cittadini (sua, ad esempio, la ricostruzione di parti mancanti della Fontana di Diana in piazza Archimede). In questo progetto, oltre alla sua attività scultorea, ha potuto coniugare le competenze di restauro archeologico con la conoscenza di materiali moderni, scegliendo soluzioni tecniche idonee a un’installazione all’aperto.

Committente e donazione

L’opera rientra in un’iniziativa pubblico-privata promossa nel 2018 dall’associazione “Noi Albergatori Siracusa”, che riunisce operatori turistici e alberghieri locali. La scultura è stata commissionata e finanziata dall’associazione stessa e quindi donata ufficialmente alla città di Siracusa, in base a un protocollo d’intesa siglato con l’amministrazione comunale. Tale protocollo prevedeva un finanziamento complessivo di 38.000 € per varie iniziative di promozione turistica, tra cui la realizzazione di questo monumento. Il progetto fu sostenuto dall’allora assessore al Turismo, Francesco Italia (poi divenuto sindaco), con l’obiettivo di creare elementi di arredo urbano ispirati alla storia locale in occasione del 2750º anniversario della fondazione di Siracusa (2018). Il Cavallo Corinzio non fu quindi acquistato dal Comune, ma realizzato come opera gratuita per la città, con i costi a carico dell’associazione. Secondo il presidente di Noi Albergatori, Giuseppe Rosano, la scultura è costata circa 8.500 € per i materiali, spesa interamente sostenuta dall’associazione e senza oneri diretti per i cittadini (precisazione resa nel 2019 in risposta a iniziali stime errate sui costi effettivi).

Localizzazione

Piazzale Marconi (Siracusa) – percorso pedonale e fontana
Piazzale Marconi (Siracusa) – percorso pedonale e fontana

L’opera è installata a Siracusa nel piazzale Guglielmo Marconi, un’ampia area aperta antistante la stazione ferroviaria centrale della città (quartiere Borgata). La scultura campeggia al centro del piazzale, collocata all’interno di un’aiuola rialzata. Il contesto urbano è molto frequentato e visibile: nelle immediate vicinanze si trovano la stazione FS, il capolinea degli autobus urbani ed extraurbani, nonché varie attività commerciali. A pochi metri dal monumento è presente una grande fontana ornamentale al centro della piazza — un tempo dotata di scenografici giochi d’acqua, oggi non funzionante e asciutta da anni — che costituisce parte dell’arredo urbano circostante. L’area, riqualificata nei primi anni 2000, funge da “porta di ingresso” alla città per chi arriva in treno o in pullman: la scelta di collocare qui il Cavallo Corinzio mirava a valorizzare questo spazio, conferendogli un elemento di richiamo culturale e identitario.

Dal punto di vista geografico, piazzale Marconi si trova all’estremità nord del centro cittadino, poco oltre il ponte Umbertino che conduce all’isola di Ortigia. Le coordinate approssimative dell’installazione sono 37.0685° N, 15.2873° E. La scultura poggia su un basso basamento rettangolare in cemento, integrato nell’aiuola, sul cui lato frontale è fissata una targa esplicativa plurilingue rivolta verso i passanti. L’ambiente intorno è uno slargo stradale con traffico e fermate dei mezzi pubblici, ma arricchito da aiuole con arbusti e fiori che fanno da cornice al monumento (specialmente sul lato posteriore). Nel complesso, il Cavallo Corinzio costituisce una presenza caratterizzante in un importante nodo cittadino, facilmente osservabile sia dai pedoni sia da chi transita in auto o autobus.

Descrizione

Veduta frontale del Cavallo corinzio e dell'area circostante in piazzale Marconi, Siracusa
Veduta frontale d’insieme del “Cavallo corinzio” nel piazzale Guglielmo Marconi (Siracusa). La scultura, alta quasi 4 metri, reinterpreta in chiave monumentale le forme dell’omonimo bronzetto arcaico custodito al Museo Paolo Orsi. Sono evidenti le linee curve e sinuose della figura equina stilizzata, con masse arrotondate e prive di dettagli minuti, caratteristiche che conferiscono all’opera un aspetto contemporaneo pur nel richiamo a un soggetto antico.

Forma e iconografia

La scultura raffigura un cavallo in forme estremamente stilizzate, semplificate ed essenziali. Si tratta in sostanza di una riproduzione ingrandita in chiave monumentale del celebre “cavallino” greco arcaico custodito al Museo Paolo Orsi. Il corpo è ridotto a volumi arrotondati e possenti: il torso e l’anca formano un’unica massa curva ad arco, che enfatizza il possente quarto posteriore dell’animale. Le quattro zampe, slanciate e sottili, si protendono verso il basso; il collo si inarca verso l’alto terminando in una testa appena abbozzata (priva di dettagli realistici come occhi o criniera). La coda non è rappresentata, accentuando la stilizzazione complessiva. Il profilo generale richiama un doppio arco: uno definito dalla curva del collo e del dorso, l’altro delineato dallo spazio vuoto sotto la pancia, tra le zampe anteriori e posteriori. Questa impostazione conferisce all’opera un marcato dinamismo astratto. Come notato da alcuni critici, Pantano ha scelto forme morbide e moderne, traducendo l’arte geometrica arcaica in un linguaggio visivo attuale. La superficie della scultura è irregolare, con una texture volutamente ruvida, e presenta una colorazione bronzea scura tendente al verde rame (una patina applicata per conferire un aspetto “antichizzato”).

Materiali e tecnica

Dal punto di vista tecnico-costruttivo, il Cavallo Corinzio è realizzato con una struttura interna metallica in alluminio, sulla quale l’artista ha modellato uno spesso strato di resina epossidica. Questa scelta costruttiva garantisce leggerezza all’imponente figura e al contempo resistenza agli agenti atmosferici, essendo l’opera collocata all’aperto. Il basamento su cui poggiano le zampe è un piedistallo basso in cemento (rivestito in materiale lapideo) integrato nell’aiuola, che rialza di poco la statua dal suolo; sul suo lato frontale è fissata la targa descrittiva in metallo. L’altezza totale dell’opera è di circa 3,8 metri (quasi 4 metri considerando il basamento), dimensione che rende la scultura ben visibile a distanza senza però sovrastare eccessivamente lo spazio circostante. In pianta l’ingombro è limitato a pochi metri, equivalente all’incirca a un cavallo a grandezza naturale (sebbene più tozzo nelle proporzioni).

La resa estetica generale risulta volutamente ibrida tra antico e moderno: da un lato l’opera ricalca fedelmente le proporzioni e le forme semplificate dell’originale cavallino dell’VIII secolo a.C.; dall’altro, le dimensioni amplificate e la finitura contemporanea ne fanno un elemento di arte urbana moderna. Questa dualità è stata voluta dall’autore per creare un ponte visivo tra il mito fondativo greco della città e la sensibilità artistica odierna. Il colore brunito-verdastro della superficie richiama l’ossidazione del bronzo antico, rinforzando il legame visivo con l’archetipo archeologico.

Targa

Sul basamento anteriore è affissa una targa informativa multilingue (in italiano, francese e inglese) con i loghi del Comune di Siracusa (Assessorato Cultura e Turismo) e dell’Associazione Noi Albergatori. Essa riporta testualmente la descrizione dell’opera e la dedica commemorativa. Di seguito, la trascrizione integrale del testo inciso:

La targa informativa plurilingue installata sul basamento del Cavallo corinzio
Cavallo corinzio (Siracusa) – targa informativa

Opera ispirata ad un bronzetto protocorinzio (VIII sec. a.C., necropoli del Fusco)
conservato al Museo Archeologico Regionale P. Orsi Siracusa.
In memoria della fondazione di Siracusa. Opera di Dino Pantano.
Donata alla città dal NOI ALBERGATORI SIRACUSA.

Œuvre inspirée à un bronze protocorinthien (VIIIe siècle av. J.-C., nécropole du Fusco)
conservé au Museo Archeologico Regionale P. Orsi Siracusa.
En mémoire de la fondation de Siracuse. Œuvre de Dino Pantano.
Donnée à la ville par NOI ALBERGATORI SIRACUSA.

Art work inspired by a protocorinthian bronze (VIII sec. B.C., necropolis del Fusco)
preserve at the Museo Archeologico Regionale P. Orsi Siracusa.
In memory of the foundation of Syracuse. Work by Dino Pantano.
Donated to the city by NOI ALBERGATORI SIRACUSA.

Genesi e installazione

Protocollo d’intesa e finanziamento

L’idea di realizzare un “Cavallo corinzio” in città nacque nel contesto di iniziative volte a valorizzare il patrimonio locale e promuovere il turismo siracusano. Già nel 2017 la proposta fece discutere: in aprile 2017 il movimento civico “Progetto Siracusa” manifestò scetticismo verso il piano avanzato dall’assessore Francesco Italia, ironizzando sull’efficacia di “un cavallo corinzio e una spirale archimedea” come attrattive turistiche per la città. Nonostante le polemiche iniziali, il Comune proseguì l’iter progettuale. Il 10 gennaio 2018 la Giunta Municipale (sindaco Giancarlo Garozzo) approvò uno schema di protocollo d’intesa con l’associazione Noi Albergatori Siracusa, stanziando complessivamente 38 mila euro per tre interventi: la creazione di un nuovo info-point turistico, la posa di una scultura a forma di cavallo corinzio e l’installazione di una spirale archimedea decorativa. Il progetto rientrava nelle attività celebrative del 2750º anniversario della fondazione di Siracusa (nell’anno 2018) e nelle iniziative per l’Anno di Archimede indetto in città. Questo accordo diede quindi il via libera operativo alla realizzazione del monumento, finanziato con risorse dell’associazione privata nell’ambito dell’intesa pubblico-privata.

Inizialmente si ipotizzò di collocare il cavallo monumentale in un luogo differente dal piazzale Marconi: alcuni rendering preliminari lo raffiguravano ad esempio accanto alla statua di Archimede posta sul rivellino del ponte Umbertino (all’ingresso dell’isola di Ortigia), oppure in altra sede storica vagliata dall’amministrazione. Tuttavia, questioni logistiche e di opportunità (visibilità, spazi disponibili e forse le autorizzazioni della Soprintendenza per il centro storico) portarono a scegliere piazzale Marconi come sede definitiva. La decisione, maturata entro i primi mesi del 2018, fu formalizzata dalla Giunta comunale di concerto con l’associazione. Piazzale Marconi apparve una collocazione adatta sia per visibilità strategica (essendo punto di arrivo di molti visitatori) sia per valorizzazione urbana: l’ampio slargo moderno necessitava di elementi identitari.

Realizzazione e inaugurazione

Per la realizzazione pratica, l’associazione di albergatori si è affidata a Dino Pantano, dato il suo doppio profilo di artista e restauratore archeologico. Pantano ha progettato l’opera in scala maggiore ispirandosi direttamente al piccolo reperto originale esposto al museo. La costruzione del Cavallo Corinzio avvenne in tempi brevi: circa due mesi di lavoro tra aprile e maggio 2018. Pantano lavorò con un piccolo team, assemblando dapprima lo scheletro metallico, quindi modellando strati di resina fino a ottenere le forme desiderate. L’ultima fase riguardò la rifinitura delle superfici (con patinatura ad effetto bronzo antico) e l’installazione in loco. La scultura fu ancorata saldamente al basamento predisposto nell’aiuola, in modo da garantirne stabilità e sicurezza.

L’inaugurazione ufficiale si è tenuta l’8 giugno 2018, alla presenza delle autorità cittadine e dei promotori dell’iniziativa. Alle ore 11:30 di quel venerdì la statua, inizialmente celata da teli protettivi, venne svelata in una breve cerimonia pubblica. Erano presenti, tra gli altri, il vicesindaco e assessore alla cultura Francesco Italia, alcuni rappresentanti dell’associazione Noi Albergatori (fra cui il presidente Rosano) e diversi cittadini curiosi. L’evento si collocò a pochi giorni dalle elezioni amministrative comunali, un tempismo notato dalla stampa locale come quantomeno “strategico”. Durante la cerimonia, l’opera venne simbolicamente dedicata alla città in occasione dell’anniversario della sua fondazione. Subito dopo lo svelamento, operai e tecnici completarono la sistemazione dell’area (rimozione dei teli e pulizia finale del sito). La scultura fu quindi aperta alla fruizione pubblica, con molti passanti che iniziarono subito a fotografarla e commentarla.

Significato e riferimenti archeologici

L’installazione del Cavallo Corinzio nasce con l’intento di celebrare le radici greche di Siracusa e di diffonderne la memoria storica in chiave artistica contemporanea. La scelta del soggetto non è casuale: la scultura è una riproduzione in grande del famoso “cavallino” di bronzo custodito nel Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi di Siracusa. Quel piccolo reperto antico – alto pochi centimetri – è un bronzetto votivo risalente all’VIII secolo a.C. (periodo geometrico), rinvenuto nell’Ottocento durante gli scavi diretti dall’archeologo Saverio Cavallari presso la necropoli del Fusco, alle porte di Siracusa. Rappresenta un cavalluccio in stile greco arcaico, probabilmente un ex voto associato ai primi coloni di Corinto che fondarono Siracusa (tradizionalmente nel 734 a.C.). Proprio per il suo forte valore simbolico, il soprintendente archeologo Giuseppe Voza scelse a suo tempo il piccolo bronzo come simbolo del costituendo Museo “Paolo Orsi”, sin dall’apertura di quest’ultimo nel 1988. Ancora oggi l’immagine stilizzata di quel cavallino (di tradizione corinzia tardo-geometrica) è utilizzata nel logo ufficiale del museo e in vari materiali turistici, a rappresentare la continuità tra la Siracusa antica e quella moderna.

L’opera contemporanea di Pantano intende amplificare questo significato identitario. Nell’immaginario antico, il cavallo era simbolo di prestigio aristocratico e di forza, ricorrente nell’arte greca arcaica per evocare nobiltà e valore. Erigere una versione gigantesca di quel cavallino protostorico in un luogo pubblico serve dunque a ricordare ai siracusani (e a suggerire ai visitatori) le origini greche della città e il legame con la madrepatria Corinto. In altre parole, il Cavallo Corinzio è concepito come un ponte ideale tra passato e presente: un elemento di arredo urbano dal forte richiamo archeologico. La targa esplicativa fissata sul basamento sottolinea infatti l’ispirazione diretta al bronzetto dell’VIII sec. a.C. e dedica l’opera “alla memoria della fondazione di Siracusa”.

Dal punto di vista artistico, Pantano ha mantenuto una notevole fedeltà formale al reperto originale (replicandone stile, proporzioni e impostazione geometrica), ma al contempo ha creato un oggetto nuovo, con caratteristiche materiche e dimensioni proprie dell’arte contemporanea. Alcuni critici hanno osservato che le curve astratte della scultura ricordano da vicino modelli del Novecento (possono venire in mente, ad esempio, le forme di Henry Moore o di Jean Arp), pur derivando da un tema di archeologia classica. Anche attraverso queste assonanze, l’opera stabilisce un dialogo tra l’antico e il moderno. Inoltre, la colorazione brunita e la patina verdastra richiamano volutamente l’ossidazione dei bronzi antichi, rafforzando il collegamento visivo con l’originale museale.

Il Cavallo Corinzio si inserisce anche in un percorso ideale insieme ad altri elementi culturali presenti nei dintorni. Ad esempio, a poca distanza (in via XXV Luglio) si trova un grande pannello musivo moderno dedicato ad Archimede, e nel 2018 è stata installata anche una “spirale Archimedea” marmorea in un altro punto della città. Il Cavallo Corinzio arricchisce dunque l’insieme di riferimenti storici disseminati nel tessuto urbano di Siracusa. La sua presenza proprio nei pressi della stazione segnala fin dal primo impatto che la città è legata a un glorioso passato greco e ne va orgogliosa, fungendo così anche da simbolo di benvenuto identitario per chi arriva.

Ricezione pubblica

Critiche e controversie

Nei primi giorni dopo l’inaugurazione, la reazione dell’opinione pubblica fu mista. Sui social network locali comparvero subito foto e commenti: da un lato diversi utenti apprezzarono l’idea e l’originalità dell’opera, esprimendo orgoglio per il richiamo alla storia siracusana; dall’altro non mancò una certa dose d’ironia e di critiche estetiche. Alcuni cittadini trovarono la statua discutibile dal punto di vista artistico o fuori contesto rispetto alla piazza. In particolare, l’attenzione si concentrò sulle proporzioni inconsuete: l’ingrandimento avrebbe reso il cavallino un “grosso cavallo dal posteriore esagerato”, impressione che suscitò battute e perplessità.

Le critiche più articolate giunsero da giornalisti e intellettuali locali nei mesi seguenti. Già a fine 2018, il regista e commediografo Aldo Formosa pubblicò un pezzo satirico sul giornale Libertà Sicilia, dal titolo provocatorio: «Ormai fa proprio pena quel ‘culone’ abbandonato». Formosa descrisse senza mezzi termini la scultura come “un mastodontico culo al quale, forse come alibi, è stata appiccicata una testa equina”, apparsa nel piazzale a suggello dell’amministrazione comunale uscente. Nel suo articolo l’autore ironizzava anche sul costo, ipotizzando si fossero spesi 35.000 € “per un posteriore, manco fosse d’oro”, e giudicava l’opera un “pasticcio” di dubbio gusto nonché un esempio di spreco di denaro pubblico. Questa pungente metafora del “culone” divenne presto virale nel dibattito cittadino, riassumendo il giudizio negativo di una parte dell’opinione pubblica sull’estetica del monumento. In effetti, osservando la scultura dal retro, spicca la possente anca cava (elemento volumetricamente dominante), che Formosa criticò come sproporzionato e poco elegante.

Agli inizi del 2019 intervenne sul tema anche il giornalista Salvatore Maiorca, con un editoriale sullo stesso quotidiano intitolato «…diciamola tutta: è un pasticciaccio». Maiorca, oltre a ribadire le critiche estetiche (definendo l’opera un “cavallo gonfiato” in resina collocato in un luogo non adatto, e concordando sul nomignolo di “culone di pessimo gusto” affibbiatole da Formosa), sollevò una forte polemica sul piano culturale e finanziario. Egli sostenne che la riproduzione ingigantita “sporca l’originale” a cui si ispira, profanando in qualche modo il valore artistico del delicato bronzetto museale. Inoltre denunciò come fuorviante la narrazione della “donazione ai siracusani”: di fatto – scrisse – l’opera “è stata realizzata con i 38 mila euro che il Comune ha fornito a questo signore [Rosano]… spacciati poi per donazione alla città”. Maiorca accusò dunque i promotori (Rosano in primis) di aver utilizzato fondi pubblici mascherandoli da regalo privato, e l’amministrazione (allora guidata dal sindaco Garozzo, con vicesindaco Italia) di opportunismo politico – ricordando come Italia si fece fotografare sorridente accanto al “donatore” e alla statua appena prima delle elezioni. Parole severe furono spese sul gesto in sé: Maiorca lo definì “un oltraggio alla città, alla sua storia, alla sua cultura, alla sua arte” e stigmatizzò l’operazione come indegna strumentalizzazione dell’identità culturale a fini propagandistici. Tali critiche riflettevano il sentimento di una parte della comunità intellettuale locale, che vedeva nel Cavallo Corinzio più un elemento kitsch e un’operazione di facciata che un effettivo arricchimento artistico per la città.

Replica e precisazioni

Dal lato opposto, l’Associazione Noi Albergatori difese il proprio operato. In risposta alle polemiche, il presidente Giuseppe Rosano precisò sulla stampa che “solamente 8.500 euro e non 35.000 sono stati spesi per il Cavallo Corinzio” – fondi derivanti dall’accordo e non dalle casse comunali – e che “nessun onere per i cittadini” ne era derivato. La testata La Civetta di Minerva pubblicò a gennaio 2019 questa rettifica di Rosano, accompagnandola peraltro con le scuse della redazione verso l’artista Pantano (definito “fortemente amareggiato” per le offese ricevute). Rosano invitò a porre fine alle polemiche sterili e a riconoscere la bontà dell’intento dell’associazione, che si dichiarava comunque aperta al confronto costruttivo. Nonostante ciò, il dibattito pubblico rimase acceso per qualche tempo: c’era chi proponeva ironicamente di “coprire quel coso” e chi invece ne apprezzava il significato simbolico e identitario.

Per quanto riguarda la percezione popolare, con il passare degli anni il Cavallo Corinzio è stato in parte assimilato nel panorama cittadino. Molti siracusani, dopo le iniziali ironie, hanno finito per accettare l’opera come parte dell’arredo urbano della zona stazione, utilizzandola talora come punto di riferimento (es. “ci vediamo al cavallo di piazzale Marconi”). Rimane tuttavia emblematico come il monumento abbia diviso l’opinione pubblica: elogiato da alcuni come gesto d’amore per la città e strumento di marketing turistico, denigrato da altri come elemento dissonante e privo di autentico valore artistico.

Conservazione e manutenzione

Costruito in materiali moderni (resina epossidica su struttura metallica), il Cavallo Corinzio è concepito per resistere alle intemperie. Tuttavia, la prolungata esposizione all’aperto e l’inquinamento atmosferico hanno avuto effetti visibili sull’opera. Già pochi mesi dopo l’installazione, alcuni notarono che il cavallo appariva sporco e opaco, con polvere e patina scura depositate sulla superficie. L’effetto era accentuato dalla posizione (vicino a strade trafficate) e dal colore originale non uniforme della resina. Nel dicembre 2018 Aldo Formosa commentava che il “culone” “ormai fa proprio pena abbandonato”, alludendo all’aspetto trascurato che la statua aveva assunto in assenza di manutenzione (così come all’assenza di giochi d’acqua attivi nella fontana adiacente).

In mancanza iniziale di un piano di cura programmata, l’intervento è stato preso in carico direttamente dall’autore: verso la fine del 2020 (circa due anni dopo l’inaugurazione) Dino Pantano è intervenuto personalmente – a titolo volontario e gratuito – per effettuare una pulitura approfondita della scultura. Armato di idropulitrice e solventi leggeri, Pantano ha rimosso incrostazioni, polvere e depositi biologici dalla superficie, restituendo al cavallo il colore e la brillantezza originari. L’episodio è stato documentato anche sui social media locali, sottolineando il gesto di cura dell’artista verso la propria opera; in tale occasione Pantano dichiarò che l’obiettivo era “restituire all’opera l’originario splendore” e garantirne la conservazione nel tempo. L’intervento migliorò sensibilmente l’aspetto estetico del monumento, ripristinando le tonalità bronzee e le sfumature verdi della patina che erano state offuscate dallo smog.

Dal punto di vista strutturale, nei primi anni non si sono registrati danni né vandalismi di rilievo. La solida struttura in resina ha ben retto: giunzioni e zampe risultano stabili, nonostante alcuni sporadici episodi di arrampicata da parte di ragazzi o curiosi (fenomeno segnalato ma fortunatamente senza conseguenze). La targa metallica mostra lievi segni di ossidazione agli angoli (ruggine sulle viti di fissaggio), ma il testo rimane perfettamente leggibile. Le aiuole circostanti vengono curate a fasi alterne: a periodi di buona manutenzione (con piante fiorite potate e ordine decoroso) si alternano periodi in cui la vegetazione cresce disordinata attorno al basamento, influendo sull’estetica d’insieme. L’opera ad oggi (2025) non è mai stata spostata dalla collocazione originaria. Eventuali ipotesi di trasferimento in altro sito non sono emerse, anche perchè il cavallo è ormai divenuto un elemento caratteristico di piazzale Marconi. Le successive amministrazioni comunali lo hanno lasciato al suo posto, valutando semmai possibili migliorîe nel contesto: ad esempio, è stato più volte annunciato un progetto per rimettere in funzione la fontana adiacente, con giochi d’acqua e illuminazione scenografica che valorizzerebbero anche la scultura. Tuttavia, tali interventi complementari non risultano ancora realizzati.

In conclusione, la manutenzione ordinaria dell’opera ricade principalmente sul Comune (settori Verde pubblico e Arredo urbano) per quanto concerne la pulizia e il decoro dell’area, mentre eventuali manutenzioni straordinarie di carattere artistico potrebbero vedere nuovamente coinvolto l’autore in futuro. Finora l’unico intervento significativo è stata la pulitura del 2020 effettuata da Pantano. Lo stato di conservazione generale si può definire buono: i materiali risultano stabili e le strutture portanti integre. Si segnala soltanto la necessità di ripetere periodicamente le puliture per evitare l’accumulo di smog sulla superficie resinosa, che altrimenti tende a opacizzarsi col tempo.

Cronologia

  • Aprile 2017: Prime notizie sul progetto. Il movimento politico “Progetto Siracusa” (opposizione locale) critica pubblicamente l’idea dell’assessore Italia di installare “un cavallo corinzio e una spirale archimedea” per promuovere il turismo, ritenendola poco efficace e suggerendo alternative. La polemica porta la questione all’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica.
  • 10 gennaio 2018: Il Comune di Siracusa (Giunta Garozzo) approva il protocollo d’intesa con l’associazione Noi Albergatori Siracusa, finanziando con 38.000 € la realizzazione di un info-point turistico e di due opere di arredo urbano (il cavallo corinzio e la spirale archimedea) nell’ambito delle celebrazioni per il 2750º anniversario della città. Si dà mandato di procedere con i progetti esecutivi.
  • Gennaio – marzo 2018: Dino Pantano realizza la scultura nel proprio laboratorio (in collaborazione con i tecnici del Museo Paolo Orsi). Vengono prodotti anche rendering grafici: inizialmente si ipotizza di collocare l’opera presso il ponte Umbertino, accanto alla statua di Archimede, ma successivamente l’amministrazione opta per piazzale Marconi come sede definitiva.
  • Maggio 2018: Predisposizione del basamento nell’aiuola centrale di piazzale Marconi. Pantano completa la modellazione in resina del cavallo (tempo totale di lavorazione circa 2 mesi).
  • 7 giugno 2018: La statua, già posizionata sul basamento, viene coperta da teli in attesa dell’inaugurazione ufficiale. La sua sagoma si intravede e suscita curiosità tra i passanti. La stampa locale anticipa l’evento definendo l’opera una “nuova statua di arredo urbano” e spiegandone il riferimento storico-culturale.
  • 8 giugno 2018: Cerimonia di inaugurazione del Cavallo Corinzio in piazzale Marconi alle ore 11:30, con la partecipazione di amministratori (vicesindaco Italia) e rappresentanti di Noi Albergatori. L’opera viene scoperta e dedicata simbolicamente alla città nel 2750º anniversario della fondazione. Le prime reazioni sui social sono tendenzialmente positive.
  • Estate 2018: L’opera è fruibile al pubblico e inserita anche in alcuni itinerari urbani minori: ad esempio, viene segnalata nelle visite guidate del quartiere Borgata come nuovo elemento di interesse storico-artistico contemporaneo.
  • Autunno 2018: Emergenza delle prime critiche: circolano commenti ironici sul “sedere” sproporzionato del cavallo. Sui media locali vengono sollevate perplessità sui costi dell’opera e sulla sua utilità effettiva come attrattiva turistica.
  • 29 dicembre 2018: Sul giornale Libertà Sicilia Aldo Formosa pubblica l’articolo satirico «Ormai fa proprio pena quel ‘culone’ abbandonato», stroncando l’opera sia esteticamente sia per il costo presunto. Nasce il nomignolo popolare “culone di piazzale Marconi” riferito al monumento.
  • 6 gennaio 2019: Libertà Sicilia pubblica l’editoriale di Salvatore Maiorca «Sul cosiddetto cavallo corinzio… diciamola tutta: è un pasticciaccio» con dure accuse sull’uso di fondi pubblici e sul valore culturale dell’iniziativa. La polemica divampa anche in ambito politico locale.
  • 26 gennaio 2019: Il periodico La Civetta di Minerva riporta la replica di Giuseppe Rosano (Noi Albergatori): l’opera è costata solo 8.500 € (spesa per materiali) e non ha gravato sulle casse pubbliche. La redazione si scusa con l’artista Pantano per le offese personali subite durante le polemiche.
  • 2019 – 2020: Il Cavallo Corinzio rimane al suo posto; le polemiche si placano gradualmente. Il monumento diventa un riferimento visivo familiare nel piazzale, utilizzato dai cittadini come luogo di ritrovo e punto di orientamento.
  • Novembre 2020 (circa): Intervento di pulizia straordinaria. Dino Pantano, di propria iniziativa, effettua la ripulitura dell’opera (rimozione di polvere e muschi) per ripristinare la patina originale. L’evento è documentato da testate locali e accolto favorevolmente dall’opinione pubblica.
  • 2021 – 2022: L’amministrazione comunale valuta interventi di valorizzazione di piazzale Marconi: si discute di riattivare la fontana scenografica adiacente (ancora in progetto). Nessuna modifica al Cavallo Corinzio, che intanto resiste bene alle condizioni atmosferiche senza danni.
  • 2023: Il monumento viene inserito in alcuni materiali promozionali e blog turistici come esempio di “arte contemporanea a Siracusa” accanto ai riferimenti storici tradizionali.
  • Dicembre 2025: A oltre sette anni dall’inaugurazione, il Cavallo Corinzio è tuttora in loco, in buono stato di conservazione. Rappresenta un caso di opera d’arte pubblica che ha innescato dibattiti accesi, ma che col tempo si è integrata nel tessuto urbano diventando (pur non ufficialmente) un simbolo identitario della città moderna legata alle sue radici antiche.

Accessibilità

Accessibilità motoria

Il monumento è collocato su un basamento basso, dentro un’area verde con aiuole, e si può osservare bene già dal perimetro dei percorsi pavimentati. L’avvicinamento a ridosso della scultura non è sempre lineare perchè l’ultimo tratto può richiedere di passare vicino al bordo dell’aiuola o su terreno meno stabile, a seconda del lato da cui si arriva. I camminamenti principali sono in lastre di pietra e risultano ampi, ma il contesto è quello di un piazzale con rotatoria, autobus e auto in manovra: attraversare e posizionarsi per fotografare o sostare vicino al basamento può diventare scomodo nei momenti di traffico intenso. In prossimità della fontana a raso sono presenti paletti e catene che delimitano lo spazio: non impediscono la visita, ma restringono i punti di passaggio e possono ridurre lo spazio di manovra per carrozzine o deambulatori. Se si passa vicino alla fontana, il piano può restare bagnato e quindi più scivoloso, con rischio maggiore quando ci si ferma a leggere la targa o a cercare un punto di osservazione frontale.

Accessibilità visiva

La scultura, per dimensioni e sagoma, funziona come riferimento immediato nello spazio: è riconoscibile anche a distanza e facilita l’orientamento generale verso l’area del monumento. Le criticità principali arrivano dagli ostacoli bassi e poco contrastati, come catene tese tra paletti, cordoli e cambi di pavimentazione vicino agli inviti degli attraversamenti, che possono creare inciampi o urti per chi usa il bastone bianco o ha un residuo visivo ridotto. La targa informativa è un supporto utile, ma richiede di avvicinarsi molto e di sostare in un punto preciso, cosa non sempre semplice in un piazzale ampio e rumoroso; la leggibilità può calare con luce di controluce o illuminazione serale non uniforme. Non risultano presenti indicazioni in braille o elementi tattili dedicati che permettano di “leggere” l’opera oltre alla targa e all’osservazione visiva.

Accessibilità uditiva

L’area è caratterizzata da rumore continuo dovuto a traffico e fermate autobus, con variazioni improvvise di suoni legate alle manovre dei mezzi. Questo può rendere più faticoso capire direzione e distanza dei veicoli mentre ci si avvicina al monumento o ci si sposta per leggerne la targa. La fruizione dell’opera in sè è soprattutto visiva e non dipende da audio, ma l’ambiente acustico può condizionare la sicurezza e la possibilità di fermarsi con calma nei pressi del monumento.

Accessibilità cognitiva

Il monumento è semplice da riconoscere come “punto di interesse” perchè si trova in un’area aperta e visibile, ma raggiungerlo può richiedere scelte di percorso tra attraversamenti, rotatorie, aiuole e delimitazioni con catene. La segnaletica presente è principalmente stradale e di viabilità, quindi non sempre accompagna in modo diretto verso il punto migliore per leggere la targa e osservare la scultura. Per chi ha bisogno di un itinerario chiaro e lineare, conviene arrivare dal lato del marciapiede e seguire il percorso pavimentato, evitando tagli attraverso prato e bordo fontana.

Suggerimenti

Un breve collegamento pavimentato continuo fino al basamento renderebbe l’avvicinamento più semplice e ridurrebbe la dipendenza da prato o bordi dell’aiuola, migliorando la visita per persone in carrozzina, con deambulatore o a mobilità ridotta. Una marcatura più evidente degli ostacoli bassi, in particolare catene e paletti vicino alla fontana, ridurrebbe il rischio di urti e inciampi nei punti in cui ci si ferma a leggere o fotografare. Un QR code sulla targa, collegato a una pagina accessibile con testo ben impaginato e una traccia audio descrittiva dell’opera, renderebbe le informazioni fruibili anche quando la lettura in loco è difficoltosa. Se la fontana dovesse tornare attiva o l’area circostante rimanere spesso bagnata, una gestione più chiara delle zone scivolose e dei percorsi consigliati renderebbe più sicura la sosta attorno alla targa e ai lati del monumento.

Fonti e bibliografia essenziale

Fonti

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Tabella dei Contenuti

Indirizzo
Piazzale Marconi, Siracusa
Quartiere / Zona
Neapolis
Epoca / Secolo
Età contemporanea, XXI secolo (inaugurazione 8 giugno 2018).
Accessibilità
Motoria: Percorsi pavimentati ampi e buona osservazione dal perimetro, ma l’ultimo tratto può richiedere bordo aiuola/terreno meno stabile; traffico e manovre rendono sosta e foto meno comode; paletti e catene restringono i passaggi e vicino alla fontana il piano può essere scivoloso.
Visiva: Scultura grande e ben riconoscibile a distanza, utile per l’orientamento; criticità con ostacoli bassi e poco contrastati (catene, cordoli, cambi di pavimentazione); targa leggibile solo da vicino e con luce favorevole; assenza di braille o elementi tattili dedicati.
Uditiva: Rumore continuo di traffico e autobus, con variazioni improvvise, che può rendere più faticoso valutare direzione e distanza dei veicoli durante l’avvicinamento e la sosta; fruizione dell’opera non dipende da audio.
Cognitiva: Punto di interesse evidente e visibile, ma avvicinamento con scelte tra attraversamenti, rotatoria, aiuole e catene; segnaletica soprattutto stradale; aiuta seguire il percorso pavimentato dal marciapiede evitando tagli su prato e bordo fontana.
Orari o note pratiche