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| Dedicazione | Santa Lucia |
|---|---|
| Tipologia | Edicola votiva / altare a nicchia |
| Indirizzo | Via Roma 125, Siracusa (Ortigia) |
| Quartiere | Turba (Ortigia) |
| Coordinate | 37.05781° N, 15.29509° E |
| Datazione | XVIII secolo; collocazione documentata nel 1757 |
| Materiale | pietra calcarea |
| Stile | tardo-barocco |
| Iconografia | Santa Lucia e miracolo della carestia del 1646 |
| Iscrizione | invocazione latina contro fame, guerra, peste, fuoco e terremoto |
| Stato | in situ; immagine attuale in copia; originale al Centro Espositivo S. Lucia (Duomo) |
L’edicola votiva di Santa Lucia è un piccolo altare a nicchia in pietra calcarea situato in Via Roma n. 125, nel quartiere storico della Turba (Ortigia). Dedicata alla patrona di Siracusa e realizzata nel XVIII secolo in stile tardo-barocco (con collocazione documentata nel 1757), l’opera custodisce un’iscrizione devozionale latina e un’immagine sacra raffigurante la Santa e il miracolo della carestia del 1646. Considerata oggi una forte testimonianza della devozione popolare siracusana, l’edicola è inserita nel percorso dei festeggiamenti dedicati alla Patrona.
Localizzazione
L’edicola è incassata nella facciata di un edificio civile all’estremità meridionale di Via Roma, sull’isola di Ortigia (centro storico di Siracusa). Via Roma corre in direzione sud verso il mare; l’edicola si trova in fondo alla via, presso l’angolo con i muraglioni di Levante, non lontano dal Castello Maniace. Le coordinate geografiche approssimative sono 37.05781° N, 15.29509° E. Questo tratto di Ortigia – il quartiere popolare un tempo detto “la Turba” (oggi noto anche come zona Capodieci) – è caratterizzato da abitazioni modeste addossate alle antiche mura seicentesche volute dal vescovo Capobianco. La devozione degli abitanti della Turba per Santa Lucia è attestata proprio da questa edicola votiva, posta accanto al civico 125 e storicamente curata dai residenti del rione. Oggi il piano stradale ospita attività commerciali (ad esempio una pizzeria nei locali adiacenti), ma l’edicola rimane ben visibile sopra gli ingressi, affacciata sulla via pedonale che conduce al lungomare.
Descrizione
Architettura e materiali
L’edicola è interamente realizzata in pietra calcarea locale e si configura come un piccolo tempio incassato nel muro. Ai lati della nicchia arcuata si elevano due semicolonne ioniche scanalate, addossate alla parete, con eleganti capitelli a volute. Le colonne sorreggono un entablature modanato sormontato da un frontone triangolare in cima all’edicola.
All’interno del timpano triangolare sono scolpiti gli attributi iconografici di Santa Lucia: si distingue un elemento circolare raggiato che potrebbe rappresentare il simbolo della luce o gli occhi della Santa su un piattino, tradizionale emblema del suo martirio. La nicchia centrale, di forma rettangolare con arco superiore, è incorniciata da una cornice modanata; alla base della nicchia sporge un piccolo ripiano sagomato, retto da mensole a voluta che fungono da sostegno dell’altarino. Nel complesso l’edicola misura circa 2,5–3 metri di altezza totale e circa 1,5 metri di larghezza (stime visive), conferendole una presenza significativa sulla facciata pur nelle ridotte dimensioni. L’insieme architettonico, ben proporzionato, richiama la facciata di un tempietto classico in miniatura, denotando gusto tardo-barocco e attenzione decorativa.
Nel timpano triangolare, oltre al medaglione centrale con i simboli luciani, si notano eleganti motivi scolpiti e volute laterali che ne arricchiscono il profilo. Le superfici in pietra, oggi lasciate al naturale, mostrano la patina del tempo ma anche i segni di cure conservative: non vi sono gravi erosioni né lacune, indice che l’edicola è stata manutenuta nel corso degli anni. Alcuni elementi moderni si integrano discretamente nella struttura: ad esempio, sono presenti cavi elettrici sottili che corrono lungo il cornicione, collegati a un impianto di illuminazione interna, e poco distante è installata una telecamera di sorveglianza sullo stesso muro (appartenente all’edificio), segno dell’adeguamento contemporaneo del contesto urbano.
Immagine sacra e iconografia
All’interno della nicchia si trova l’immagine sacra di Santa Lucia, oggi costituita da una riproduzione di un dipinto settecentesco di autore ignoto. L’iconografia è di grande interesse perché integra la figura della Santa con riferimenti storici specifici alla città di Siracusa e ai miracoli attribuiti alla sua Patrona. La composizione, su sfondo celeste con nuvole, è tripartita su più piani:
- In alto, tra le nubi, è raffigurato Dio Padre con le sembianze di un anziano, simbolo della Provvidenza divina che sovrasta la scena. Dal cielo probabilmente emanano raggi di luce divina che illuminano Santa Lucia, sottolineando il tema della luce (significato del nome Lucia). Ai lati della Santa e attorno alle nubi si scorgono alcuni angioletti (putti), che contribuiscono a creare un’atmosfera celestiale e di gloria.
- Al centro della scena campeggia Santa Lucia in posizione dominante. La vergine martire è raffigurata in abiti tradizionali, aureolata di santità, e tiene nella mano destra un piccolo vassoio (o coppa) con sopra i suoi occhi – oggetto del martirio che la identifica come protettrice della vista. Con la mano sinistra la Santa è rappresentata nell’atto di benedire la città sottostante. Il suo sguardo è rivolto verso il cielo (verso Dio Padre), in atteggiamento di fiducia. Ai piedi di Lucia possono intravedersi altri simboli: fonti descrivono la Santa “assisa su una nuvola”, spesso accompagnata da una palma del martirio o da una fiamma ardente (segni della fede e della purezza), anche se in questo dipinto specifico la palma potrebbe non essere prominente, essendo l’accento posto sul gesto protettivo della Santa verso la città.
- In basso è raffigurato, in forma narrativa, l’episodio miracoloso del maggio 1646. Si vede il panorama della città di Siracusa con le sue antiche mura sul mare (i “muraglioni” della Turba) e il promontorio di Ortigia. Dal lato destro della scena marina approda un veliero a vele spiegate che entra nel porto di Siracusa, superando la punta su cui sorge il Castello Maniace. Sulla riva e sulle mura cittadine si intravedono figure umane (uomini e donne) in atteggiamento di forte emozione – alcune in preghiera o con le braccia alzate – a simboleggiare la popolazione stremata dalla carestia e poi salvata dall’arrivo provvidenziale delle navi cariche di grano. Il veliero rappresenta infatti le navi cariche di frumento giunte misteriosamente nel porto il 13 maggio 1646, evento che pose fine alla grave penuria di cibo. Non di rado, nella tradizione iconografica di questo miracolo, si citano anche le quaglie: secondo il racconto, uno stormo di uccelli (quaglie o colombe) apparve in cielo ad annunciare la fine della carestia. Nel dipinto dell’edicola potrebbe essere rappresentata una colomba bianca in volo (la quale, secondo le cronache, entrò in Cattedrale posandosi sul soglio vescovile poco prima dell’annuncio dell’arrivo delle navi) oppure alcune quaglie nei cieli, sebbene la descrizione testuale disponibile menzioni solo la colomba. In ogni caso, l’intera scena sottostante rende esplicito il legame tra Santa Lucia e la salvezza della città nei momenti di estremo bisogno.
Questo dipinto votivo ha un forte valore simbolico per i siracusani: Santa Lucia è mostrata come celeste protettrice che allontana le calamità dalla sua città natale. L’inclusione del Castello Maniace e delle mura urbane conferisce realismo locale alla scena, mentre la presenza di Dio Padre e degli angeli evidenzia la dimensione miracolosa. Il tutto è immerso in una luce divina, coerente con la devozione popolare che vede in Lucia una “luce nelle tenebre” e una potente interceditrice presso Dio.
Iscrizione
Sotto l’immagine sacra, nell’edicola, è riportata un’iscrizione in latino che funge da preghiera-invocazione alla Santa. Il testo, interamente in maiuscole, recita:
“PER TE LUCIA FUGIUNT FAMES ET FERA PRAELIA, LUES ET IGNIS IMPETUS, TERRAEQUE MOTUS SAEVIOR.”
Tradotta in italiano significa: “Per [merito di] te, o Lucia, fuggono la fame e le feroci guerre, così come la peste e l’impeto del fuoco, e il più violento moto della terra.” In altre parole, “per tua intercessione, o Lucia, si allontanano la carestia, le guerre cruente, la pestilenza, l’irrompere devastante del fuoco e il più terribile dei terremoti.” Si tratta di un’acclamazione che elenca una serie di sventure – fame, guerra, epidemia, incendio, terremoto – dalle quali la città di Siracusa implora di essere protetta grazie all’intervento della Santa Patrona.
L’iscrizione presenta alcune varianti ortografiche nelle fonti consultate, probabilmente dovute a trascrizioni d’epoca o a errori di lettura: ad esempio, “fera praelia” (feroci battaglie) è a volte riportato come “faera” a causa della legatura tipografica; “ignis impetus” (l’impeto del fuoco) appare come “impaetus” in alcune trascrizioni; e “terraeque motus saevior” (il moto della terra più feroce) è talvolta scritto “terraquae motus savior”. Sulla lastra attuale si legge “SEVIOR”, probabilmente per difficoltà nel rendere la legatura Æ di saevior. La lezione corretta in latino classico è saevior (comparativo di saevus, feroce). Al di là di queste minuzie paleografiche, il significato è chiaro: la targa invoca Santa Lucia affinché protegga Siracusa da ogni genere di calamità, ricordando quelle effettivamente patite o temute nel corso dei secoli.
Questa iscrizione, in stile epigrafico, era con tutta probabilità incisa su una lastra marmorea originariamente collocata sotto il dipinto (o ai piedi della nicchia). Essa ricalca il linguaggio devozionale secentesco-settecentesco, riecheggiando la formula delle litanie o preghiere pubbliche che si tenevano in occasione di disastri. Non a caso, la lista di mali elencati corrisponde a eventi tragici ben presenti nella memoria storica siracusana: la carestia del 1646; le guerre (ad esempio l’assedio ispano-asburgico del 1735); la peste (diverse epidemie flagellarono la Sicilia, si pensi a quella del 1624 o ad altre ondate); gli incendi e bombardamenti (Siracusa subì incendi urbani e, nel 1735, il lancio di bombe durante l’assedio); i terremoti (in primis il catastrofico sisma del 1693 in Val di Noto). Di fronte a tali pericoli, il popolo invoca Lucia come potente patrona capace di allontanarli – un ruolo protettivo che ben si addice a colei che, per tradizione, salvò la città in più di un frangente.
Contesto storico e devozione
L’edicola votiva di Via Roma nasce in un contesto di profonda devozione popolare verso Santa Lucia, alimentata dai miracoli attribuiti alla Santa nei momenti di crisi della città. Il più famoso di tali eventi prodigiosi è la carestia del 1646: in quella primavera Siracusa – come altre città siciliane – era stremata da una gravissima mancanza di grano, al punto che in molte località si verificarono tumulti e rivolte per il pane. A Siracusa, il vescovo dell’epoca (mons. Francesco Elia) organizzò otto giorni di preghiere solenni in Cattedrale, esponendo sull’altare maggiore il simulacro argenteo di Santa Lucia e invitando i cittadini al digiuno e alla supplica.
Secondo la tradizione tramandata da cronisti coevi (come il canonico Antonio De Michele e lo storico Serafino Privitera), il 13 maggio 1646 avvenne il miracolo: durante la messa domenicale affollata di fedeli, una colomba bianca entrò volando in Cattedrale e si posò sul seggio vescovile, suscitando lo stupore generale. Pochi istanti dopo giunse la notizia che alcune navi cariche di grano stavano entrando nel porto di Siracusa. Era il segno tangibile dell’aiuto divino per intercessione di Santa Lucia: il popolo, travolto dalla gioia, gridò al miracolo, ringraziando la sua Patrona, e la “moribonda città tornò alla vita”. Da quel momento il Senato cittadino e tutto il popolo fecero voto di commemorare ogni anno, la prima domenica di maggio, la Santa che aveva salvato la città dalla fame. Nacque così la festa del Patrocinio di Santa Lucia, tuttora celebrata annualmente (sin dal 1647) la prima domenica di maggio e conosciuta popolarmente anche come Santa Lucia delle Quaglie. Questa denominazione deriva dal fatto che, secondo alcune versioni, insieme alle navi apparve uno stormo di quaglie che si posò nei pressi del porto ad indicare l’arrivo della provvidenza. Per secoli, durante la festa, le monache di Santa Lucia alla Badia rievocarono l’episodio liberando in cielo alcune quaglie vive dalla balconata della chiesa (oggi sostituite simbolicamente dal lancio di colombe bianche da Piazza Duomo).
Il dipinto custodito nell’edicola della Turba è dunque una “immagine votiva del Patrocinio”, cioè celebrativa di quel miracolo del 1646. Va sottolineato che Santa Lucia era già profondamente venerata a Siracusa fin dall’antichità (martirizzata nel 304 d.C., divenne presto patrona della città), ma episodi come la carestia del 1646 ne ravvivarono ulteriormente il culto, radicandolo nel sentimento civico. La presenza di più edicole votive dedicate a Lucia in Ortigia – specie dopo eventi tragici – è segno della genuina religiosità popolare: i siracusani vollero lasciare tangibili “ricordi illustrativi” della protezione ricevuta, inserendo immagini della Santa sulle facciate delle case come custodi del quartiere.
Un altro evento importante legato a Santa Lucia avvenne nel 1735, durante la guerra di successione polacca, quando truppe tedesche (filo-asburgiche) assediarono Siracusa occupata dagli spagnoli. La tradizione riferisce di due prodigi: il “sudore” della Santa – la statua marmorea di Santa Lucia nella chiesa al Sepolcro avrebbe emesso misteriosamente gocce di umidità per tre volte, interpretate come segno della sua sofferenza per il popolo – e una bomba inesplosa. Infatti, una grossa bomba cadde nella fortezza del Castello Maniace, proprio nell’alloggio del generale spagnolo Diego Orsini, senza esplodere né causare danni. Il generale, atterrito, fece voto a Santa Lucia che, se fosse scampato, avrebbe ceduto la piazza al nemico; la bomba rimase incredibilmente inerte dov’era caduta, e l’assedio terminò con la resa, interpretata come un intervento della Santa in aiuto della città. Quella stessa bomba inesplosa è oggi conservata come ex-voto nel museo luciano (Centro Espositivo Santa Lucia) in Cattedrale.
Sebbene questi episodi non siano direttamente rappresentati nell’edicola di Via Roma, essi spiegano perché l’iscrizione sotto l’immagine invochi la Santa contro “feroci battaglie” e “impeto del fuoco”: i siracusani attribuirono a Lucia anche la protezione in tempo di guerra, vedendola come difesa celeste contro bombe, incendi e violenze belliche.
Nel complesso, Santa Lucia incarna per i siracusani la patrona tutelare per eccellenza. La fede popolare, tramandata nei secoli, la considera una potente interceditrice, e la città le ha dedicato innumerevoli segni di gratitudine: dalle grandi feste patronali (13 dicembre, giorno del martirio, e l’Ottava a maggio) alle chiese e altari, sino alle piccole edicole di quartiere. Gli studiosi locali sottolineano come vi sia una profonda fiducia in Santa Lucia e nelle sue virtù miracolose, e come essa sia considerata una protettrice essenziale contro le traversie naturali e i mali del mondo. L’edicola della Turba rientra proprio in questo contesto di devozione diffusa e comunitaria: fu probabilmente eretta per iniziativa degli abitanti del quartiere stesso (o di qualche famiglia benefattrice) per ringraziamento e protezione, trasformando un semplice angolo di strada in un piccolo luogo sacro all’aperto.
Documentazione e stato attuale
Confronto tra 1990 e 2025
La fotografia d’archivio risalente alla fine degli anni ’80 – pubblicata nel volume di Michele Romano (1991) – mostra l’edicola di Santa Lucia alla Turba in condizioni già buone: la struttura architettonica era integra e l’immagine sacra presente nella nicchia. Tuttavia, alcuni dettagli sono cambiati da allora ad oggi. Nel 1987-88 circa, a causa di ripetuti furti di opere sacre a Siracusa, l’originaria tela settecentesca fu rimossa dall’edicola per metterla al sicuro. In quegli anni, al posto del quadro, fu collocata temporaneamente una gigantografia fotografica del simulacro argenteo di Santa Lucia. Questo fatto spiega perché Romano, nel 1991, parlando dell’edicola, la definì contenere una “riproduzione”: molto probabilmente, al momento della documentazione per il libro, il dipinto originale non era più sul posto, sostituito da un’immagine provvisoria (forse il grande foto-poster della statua, oppure già una prima copia del dipinto).
Nel 1994 la Deputazione della Cappella di Santa Lucia inaugurò il nuovo Centro Espositivo Santa Lucia nel Duomo, dove fu esposto l’originale settecentesco proveniente dall’edicola. Contestualmente, si provvide a dotare l’edicola di via Roma di una copia del quadro da lasciare in situ. L’immagine oggi visibile nella nicchia è quindi una riproduzione moderna (altamente fedele) del dipinto originale: ciò garantisce la fruizione devozionale senza esporre l’opera autentica alle intemperie o a vandalismi. A differenza del 1990, la copia odierna è valorizzata da un efficace sistema di illuminazione interno: sono stati installati LED nascosti lungo la cornice, che retroilluminano l’immagine nelle ore notturne, conferendo un suggestivo effetto di luminosità dall’interno dell’edicola. Nelle fotografie recenti scattate nel 2025 di sera, infatti, l’edicola appare come “rischiarata dal di dentro”: il dipinto emerge vivido nel buio della strada e le lettere dell’iscrizione brillano in controluce, rendendo il messaggio visibile anche di notte.

Un altro elemento di cambiamento riguarda la devozione attuale espressa materialmente attorno all’edicola. Nella documentazione del 1990 non vengono menzionati particolari ornamenti aggiuntivi, mentre oggi si osservano due portafiori metallici fissati ai lati della nicchia, spesso adornati con fiori freschi o fiori artificiali colorati. Questa aggiunta – comune a molte edicole votive – indica che i fedeli del luogo continuano a onorare la Santa decorando il suo altarino con fiori, segno di preghiera e ringraziamento. La presenza di fiori (rinnovati periodicamente) e di lumini votivi occasionali è indice di una cura costante: l’edicola non è abbandonata, ma anzi viene ancora “vestita” e considerata oggetto di rispetto. Anche il contesto edilizio attorno appare migliorato: la facciata dell’edificio è stata tinteggiata e ripulita, e l’antico manufatto risulta ben inserito in essa. Si noti che l’edicola è protetta da una lastra di vetro (o plexiglas) trasparente, posta a difesa dell’immagine sacra; ciò la preserva da polvere, pioggia e atti vandalici, ed è un accorgimento probabilmente introdotto negli ultimi decenni (assente o poco evidente nelle foto d’epoca).
A differenza di altre edicolette siracusane, questa di Santa Lucia non ha subito manomissioni o rimozioni irreversibili: molte edicole furono svuotate e mai più ricollocate, mentre qui la situazione è stata ripristinata con successo (l’originale è salvo in museo e il quartiere ha comunque la sua immagine). L’edicola della Turba oggi si presenta in ottimo stato di conservazione, sia dal punto di vista strutturale che decorativo. Le poche differenze rispetto al 1990 sottolineano un miglioramento nella fruizione (illuminazione, protezione con vetro, fiori), senza alterare l’autenticità storica.
Va aggiunto che l’edicola continua a svolgere un ruolo nelle tradizioni odierne: durante la processione annuale di maggio (festa del Patrocinio), quando il simulacro argenteo di Santa Lucia attraversa Ortigia per tornare in Duomo, effettua una sosta proprio davanti a questa edicola in fondo a Via Roma. Qui avviene il cambio di turno dei portatori delle vare, e la Santa “saluta” idealmente il luogo che commemora il suo miracolo del 1646. Spesso i fedeli addobbano l’edicola per l’occasione, e l’Arcivescovo impartisce una benedizione in quel punto. Questo stretto legame tra rito contemporaneo e luogo storico testimonia la continuità cultuale: l’edicola non è un reperto muto, ma resta parte viva del culto luciano siracusano.
Stato di conservazione e manutenzione
Ieri (1990) – All’epoca della ricerca di Michele Romano, l’edicola appariva “adeguatamente curata” e in condizioni statiche buone. La struttura in pietra non presentava crolli né danni evidenti; il dipinto (pur se una copia o foto) era in sede, sebbene probabilmente annerito dal tempo e privo di illuminazione dedicata. L’iscrizione latina era leggibile e riportata nel libro, segno che non era troppo consunta. Non risultano interventi di restauro documentati negli anni ’80 oltre alla rimozione preventiva del quadro. Possiamo immaginare che la manutenzione fosse affidata informalmente ai residenti devoti: pulizia sporadica, sostituzione dei fiori, accensione di candele nelle ricorrenze. Le autorità ecclesiastiche si preoccuparono principalmente di mettere in sicurezza l’opera d’arte, trasferendola in Cattedrale. L’edicola, essendo parte di un edificio privato, non rientrava (né rientra tuttora) in un circuito museale ufficiale, ma godeva comunque di rispetto e di tutela morale da parte del quartiere.
Oggi (2025) – Lo stato di conservazione dell’edicola può definirsi ottimo. La pietra calcarea, pur esposta alla salsedine marina (la costa è a pochi metri), non mostra erosioni significative: colonne, capitelli e frontone mantengono i loro dettagli; solo una leggera usura – compatibile con 250 anni di età – è visibile negli spigoli più esposti. Ciò suggerisce che l’edicola abbia beneficiato di un intervento di pulitura e consolidamento negli ultimi decenni, magari in concomitanza con la nuova installazione del dipinto-copia. Le superfici oggi appaiono pulite: non vi sono incrostazioni biologiche, colature di ruggine o depositi di smog – risultato favorito anche dal contesto pedonale del centro storico, che comporta minori emissioni inquinanti. La cornice della nicchia e il vetro di protezione sono integri; l’interno è asciutto grazie alla copertura del balcone sovrastante che ripara in parte dalla pioggia.
La manutenzione ordinaria sembra garantita da una collaborazione spontanea tra devoti e istituzioni: di fatto, alcuni abitanti e fedeli curano l’addobbo (fiori, pulizia spicciola), mentre la Deputazione di Santa Lucia o la parrocchia della Cattedrale hanno probabilmente supervisionato gli interventi più tecnici (come l’installazione delle luci LED e la sostituzione dell’immagine). Non risultano graffiti vandalici né segni di trascuratezza. Al contrario, piccoli dettagli – i fiori sempre presenti, le lampadine funzionanti, la vetrata lucida – indicano attenzione costante. Anche il Comune di Siracusa, attraverso il settore beni culturali, potrebbe aver inserito questa edicola in programmi di tutela delle edicole votive (talora restaurate con cofinanziamento pubblico); tuttavia, nel caso specifico non si hanno notizie di restauri comunali recenti, segno che probabilmente non se n’è ravvisata la necessità data la buona conservazione.
In sintesi, l’edicola votiva di Santa Lucia alla Turba ha attraversato gli ultimi trent’anni senza degrado, anzi migliorando la propria fruibilità grazie a cure discrete: la sostituzione dell’opera originale con una copia di qualità ha messo al riparo un bene storico, mentre l’originale è valorizzato nel museo del Duomo. La comunità siracusana continua a riconoscere in questa piccola edicola un luogo identitario: ciò garantisce che non venga abbandonata. L’edicola oggi “vive” sia come arredo storico-artistico della via, sia come piccolo santuario quotidiano dove ancora si può deporre un fiore e rivolgere una preghiera a Santa Lucia, mantenendo viva una tradizione pluricentenaria.
Accessibilità
Accessibilità motoria
L’edicola è collocata su una facciata lungo una strada urbana di Ortigia con compresenza di pedoni e veicoli. La fruizione avviene dall’esterno, in spazio pubblico, senza necessità di ingresso. Il fondo stradale è asfaltato e può presentare irregolarità tipiche di una sede carrabile (tombini, rappezzi, piccole pendenze). La sosta per osservare l’edicola richiede uno spazio libero davanti alla facciata, che può ridursi in presenza di arredi esterni di attività commerciali o di veicoli in sosta. Per persone in carrozzina o con deambulatore la fruizione è possibile, ma può risultare meno agevole nei momenti di affollamento o quando lo spazio di manovra si restringe. L’immagine sacra è collocata in alto rispetto al piano strada, quindi la visione avviene dal basso.
Accessibilità visiva
La presenza di illuminazione dedicata rende l’edicola individuabile anche nelle ore serali. Di giorno la lettura dei dettagli dell’immagine e dell’iscrizione può risultare meno comoda per via dei riflessi sulla protezione trasparente e per la luce diretta del sole. Non risultano supporti tattili o testi in braille sul posto; la fruizione resta quindi principalmente visiva. Per le persone non vedenti, in assenza di una descrizione accessibile, la comprensione dell’iconografia e dell’iscrizione dipende da accompagnamento umano o da contenuti accessibili tramite dispositivi personali.
Accessibilità uditiva
L’edicola non richiede l’ascolto di contenuti sonori per essere fruita, poiché le informazioni sono affidate all’immagine e all’iscrizione. In un contesto stradale il rumore ambientale può rendere meno comode eventuali spiegazioni orali durante visite guidate, soprattutto in mancanza di un supporto testuale da consultare al momento.
Accessibilità cognitiva
Il punto di interesse è facilmente riconoscibile perché isolato sulla facciata e fruibile in modo diretto. La comprensione storico-devozionale può risultare meno immediata in assenza di una spiegazione sintetica sul posto (dedica, datazione, significato dell’immagine e riferimento al miracolo della carestia del 1646). La compresenza di flussi pedonali e veicolari può aumentare la necessità di attenzione durante la sosta.
Suggerimenti
Una targa discreta, con testo ad alto contrasto e linguaggio chiaro, migliorerebbe la fruizione per tutte le persone, indicando almeno la dedica, il periodo, il significato dell’immagine e la traduzione dell’iscrizione. Un QR code che rimandi a una pagina accessibile con descrizione testuale completa e audio-descrizione renderebbe l’edicola fruibile anche a persone non vedenti e a chi preferisce contenuti semplificati. Una gestione dello spazio davanti alla facciata che eviti ingombri a ridosso del punto di osservazione, soprattutto nei momenti di maggiore affluenza, faciliterebbe la sosta e le manovre per carrozzine e ausili. Una regolazione dell’illuminazione serale che limiti abbagliamento e riflessi migliorerebbe la leggibilità dei dettagli per chi ha un residuo visivo.
Fonti e bibliografia essenziale
- Michele Romano, Le edicole votive di Siracusa, Emanuele Romeo Ed., Siracusa 1991.
- Sara Foti Sciavaliere, “La festa del Patrocinio di Santa Lucia”, Siracusa Press, 1 maggio 2021 (rubrica Sarausana Jè) – link (consultato il 18/12/2025).
- Luciano S., “Un luogo speciale dentro la Cattedrale”, rubrica Sarausana Jè!, Siracusa Press, 16 novembre 2020 – link (consultato il 18/12/2025).
- Angela Coscia, “Giorno di Santa Lucia a Siracusa, in Italia e in Europa”, blog In giro con Angela, 13 dicembre 2020 – link (consultato il 17/12/2025).
- Giovanni Criscione, “Ortigia e la storia dei suoi quartieri” (sezione Quartiere La Turba), Ortigia Island Real Estate, 2 luglio 2024 (aggiornato 23 luglio 2024) – link (consultato il 17/12/2025).
- Google Maps – Via Roma 125, Siracusa (ortofoto e Street View 2021, consultato il 17/12/2025).
- Fotografie originali dell’edicola (2025) scattate da Alessandro Calabrò (utilizzate per l’analisi visiva dei dettagli architettonici e dello stato di conservazione).
Scheda aggiunta da Alessandro Calabrò il 19 dicembre 2025
