Gaetano Adorno Zappalà

Avvocato e sindaco di Siracusa nell’Ottocento (1803–1879)
Aggiornato in data 29 Novembre 2025 da Alessandro Calabrò

Gaetano Adorno (Siracusa, agosto 1803 – Siracusa, 10 aprile 1879) è stato un avvocato e politico italiano, sindaco di Siracusa dal 1861 al 1865. Figura di spicco nella vita cittadina del XIX secolo, fu protagonista della rinascita amministrativa post-unitaria e sostenitore del ritorno di Siracusa al rango di capoluogo di provincia.

Gaetano Adorno Zappalà
Ritratto in bianco e nero di Gaetano Adorno Zappalà, di tre quarti, con baffi folti, occhialini e giacca scura.
Gaetano Adorno Zappalà (1803–1879), avvocato e sindaco di Siracusa.
Carica pubblica
CaricaSindaco di Siracusa
Mandato1861 – 1865
PredecessoreFrancesco De Benedictis
SuccessoreGaetano Moscuzza
Dati personali
NascitaSiracusa, agosto 1803
MorteSiracusa, 10 aprile 1879
ProfessioneAvvocato, politico

Autodidatta nel diritto, ottenne per decreto reale la facoltà di esercitare la professione forense senza titolo accademico. Come sindaco promosse opere di modernizzazione urbana, tra cui la sistemazione della Fonte Aretusa, la demolizione delle fortificazioni spagnole e la creazione del Passeggio Adorno, lasciando in eredità un’amministrazione virtuosa e un avanzo di 58 000 lire. È ricordato come “grande avvocato senza laurea” e amministratore integro, celebrato dalla targa marmorea del 1868 che ne onora la saggezza e la dedizione civica.

Biografia

Ritratto digitale di Gaetano Adorno Zappalà
Ritratto digitale di Gaetano Adorno Zappalà.

Origini e formazione (1803–1824)

Gaetano Adorno, talvolta indicato anche con il cognome materno Zappalà, nacque a Siracusa nell’agosto 1803 da una famiglia di origine genovese stabilitasi in Sicilia nel corso del Settecento. Suo padre Corrado Adorno morì prematuramente quando Gaetano aveva quattordici anni, lasciando la moglie – appartenente alla famiglia Zappalà – e quattro figli in ristrettezze economiche. A causa della consuetudine della primogenitura, che riservava l’eredità al figlio maggiore, il giovane non poté contare su rendite patrimoniali e dovette provvedere autonomamente al mantenimento della madre e dei fratelli.

Durante l’adolescenza fu impiegato come amanuense nello studio del notaio Salibra, dove si occupò della copia di atti e documenti. Questo impiego, seppure modesto, gli consentì di accedere a un ampio patrimonio librario e di avvicinarsi alla cultura giuridica. In assenza di studi universitari formali, Adorno si formò da autodidatta attraverso la lettura di testi di diritto e di retorica, sviluppando una solida conoscenza della lingua italiana e delle norme civili e criminali vigenti nel Regno delle Due Sicilie.

Nel 1820, anno in cui Siracusa tornò a essere sede di tribunale dopo un lungo periodo di decadenza amministrativa, Adorno lasciò l’ufficio notarile per intraprendere il tirocinio presso l’avvocato palermitano Gaetano Lo Presti, uno dei giuristi più stimati dell’isola. Sotto la sua guida affinò le proprie competenze giuridiche e si fece apprezzare per la capacità di analisi dei casi e per l’eloquenza nelle discussioni forensi.

La reputazione crescente di Adorno attirò l’attenzione delle autorità borboniche: nel 1824 il sovrano Ferdinando I gli concesse dispensa reale per esercitare la professione di patrocinatore giudiziario pur senza laurea, riconoscendone il talento e la preparazione “superiore a quella di un laureato”. A soli ventun anni Adorno avviò la sua attività di avvocato a Siracusa, distinguendosi per la prontezza d’ingegno, la scrupolosità nella ricerca delle prove e la capacità di individuare soluzioni giuridiche originali. Questa fase iniziale segnò l’inizio della sua ascesa come uno dei più promettenti giuristi siciliani del tempo.

Carriera forense (1824–1836)

Avviata l’attività di patrocinatore giudiziario nel 1824 grazie alla dispensa reale concessa da Ferdinando I, Gaetano Adorno si affermò rapidamente come uno dei più capaci avvocati del foro siracusano. La sua preparazione giuridica, maturata attraverso lo studio autonomo e la pratica diretta, gli valse grande considerazione sia tra i colleghi sia presso la magistratura locale. Abile oratore e conoscitore delle procedure civili e penali, divenne noto per l’arguzia con cui individuava falle nei regolamenti e cavilli legali a vantaggio dei propri assistiti. In pochi anni la sua reputazione superò i confini provinciali, e numerosi clienti provenienti da Noto, Modica e Catania ricorrevano ai suoi servizi per cause di rilievo.

L’esercizio della professione gli consentì di raggiungere una solida indipendenza economica e di consolidare il proprio ruolo nella società siracusana. Durante questo periodo Adorno partecipò anche alla vita culturale cittadina, frequentando circoli di professionisti e notabili interessati alla riforma del sistema giudiziario borbonico. La sua fama di “avvocato senza laurea” – appellativo che avrebbe mantenuto per tutta la vita – derivava dal riconoscimento pubblico della sua competenza nonostante l’assenza di titoli accademici. Tale fase, conclusasi alla vigilia dei moti del 1837, costituì il fondamento della sua successiva ascesa politica e amministrativa.

1837–1859: colera, repressione e incarichi

L’ingresso di Gaetano Adorno nella vita pubblica avvenne in un periodo di forte instabilità per la Sicilia. Nel 1837 Siracusa fu colpita da una violenta epidemia di colera che causò circa 1 900 vittime, pari a quasi un quinto della popolazione. Il diffondersi del cosiddetto pregiudizio del veleno — secondo cui le autorità borboniche avrebbero deliberatamente avvelenato pozzi e derrate alimentari — scatenò disordini e un moto insurrezionale contro il governo di Ferdinando II. A differenza del patriota Mario Adorno, che guidò la rivolta e fu poi fucilato insieme al figlio Carmelo, Gaetano Adorno mantenne un atteggiamento di prudenza e riuscì a non essere coinvolto nella repressione. Le autorità borboniche, riconoscendone la competenza giuridica e la moderazione, lo coinvolsero nella Commissione per l’Ordine Pubblico istituita per ristabilire la calma in città.

Il 4 agosto 1837, per punire la partecipazione dei siracusani ai moti, un decreto reale revocò a Siracusa il titolo di capoluogo di provincia, trasferendo la sede amministrativa a Noto. L’anno successivo, nel 1838, in occasione della visita di Ferdinando II, Adorno fu incaricato di presentare personalmente al sovrano la supplica per la revoca del provvedimento. Nonostante la passione e l’oratoria con cui difese la causa cittadina, la richiesta fu respinta e Siracusa rimase priva del proprio status, subendo un lungo periodo di declino politico.

Negli anni seguenti Adorno proseguì la sua carriera forense e divenne una figura di riferimento anche per l’amministrazione borbonica. Fu nominato consigliere distrettuale e in seguito sottointendente, mantenendo una posizione di equilibrio tra fedeltà istituzionale e impegno per la rinascita della città. Durante la rivoluzione del 1848 sostenne la causa liberale senza partecipare direttamente alle armi; dopo la restaurazione borbonica del 1849 guidò una delegazione che chiese clemenza per Siracusa e ottenne la riapertura dei tribunali cittadini, contribuendo a restituire centralità giuridica al territorio.

Nel decennio successivo, grazie all’esperienza e alla reputazione di amministratore onesto, fu insignito del titolo di cavaliere e ottenne altri incarichi onorifici. In questo periodo consolidò la propria immagine di moderato liberale, fedele alla monarchia ma attento ai bisogni della collettività, divenendo una delle personalità più influenti della vita pubblica siracusana alla vigilia dell’unificazione italiana.

1860–1865: transizione all’Unità e ritorno a capoluogo

Il crollo del regime borbonico nel 1860 segnò per Gaetano Adorno l’inizio della fase più rilevante della sua carriera politica. Con lo sbarco dei Mille e l’avanzata di Giuseppe Garibaldi, Siracusa aderì al nuovo corso unitario e Adorno, già noto per il suo equilibrio tra moderazione e patriottismo, fu chiamato a far parte della Commissione straordinaria per la transizione dei poteri. Il 17 settembre 1860 venne eletto presidente del Consiglio civico, assumendo un ruolo di primo piano nel passaggio dall’amministrazione borbonica al nuovo Stato.

Nel plebiscito del 21 ottobre 1860, che sancì l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia, Adorno supervisionò le operazioni di voto, registrando 3 522 voti favorevoli e un solo contrario. Nelle settimane seguenti partì a proprie spese per Torino per presentare a Vittorio Emanuele II i risultati del plebiscito e l’omaggio della cittadinanza, gesto che consolidò il legame simbolico tra Siracusa e la monarchia sabauda.

Eletto sindaco di Siracusa nel 1861, Adorno concentrò i propri sforzi sulla restituzione del titolo di capoluogo di provincia, revocato nel 1837. Si fece promotore di una campagna di persuasione politica condotta a Torino e a Palermo, in stretto contatto con il deputato siracusano Filippo Cordova, che sostenne la causa in Parlamento. Nel contesto politico locale la linea moderata di Adorno trovò appoggio nel gruppo liberale guidato da Salvatore Chindemi, mentre il fronte conservatore legato all’abate Emilio Bufardeci risultò sconfitto alle elezioni del 1861.

Nell’aprile 1862 venne presentato il disegno di legge per la ricostituzione della Provincia di Siracusa, ma l’iter subì rallentamenti a causa delle tensioni nazionali successive ai moti di Aspromonte. Durante le sue missioni a Torino, Adorno sostenne anche la cosiddetta “questione di Modica”, chiedendo il ripristino dei confini territoriali storici della provincia. La perseveranza diplomatica e il prestigio personale di Adorno contribuirono al successo finale: nel febbraio 1865 il Parlamento approvò la legge che restituiva a Siracusa il rango di capoluogo provinciale, ponendo fine a ventotto anni di contesa con Noto.

Al ritorno in città, Adorno fu accolto da una folla festante. Le cronache locali descrissero l’evento come un “autentico trionfo”, espressione del riconoscimento pubblico verso l’uomo che aveva restituito dignità e centralità alla città. Questo risultato segnò il culmine della sua carriera e l’avvio della stagione amministrativa durante la quale avrebbe realizzato le opere pubbliche che ancora oggi portano il suo nome.

Sindaco di Siracusa (1861–1865)

Igiene urbana e viabilità

Durante il suo mandato da sindaco, Gaetano Adorno pose tra le priorità la modernizzazione dei servizi urbani, in particolare la salute pubblica e la rete viaria. L’esperienza diretta delle epidemie di colera del 1837 e del 1854 lo aveva convinto che la rinascita di Siracusa dovesse partire dall’igiene e dalla sicurezza sanitaria. Fin dai primi mesi di amministrazione avviò una serie di interventi per migliorare le condizioni igieniche della città, promuovendo la pulizia regolare delle strade, la rimozione dei rifiuti e la disinfezione periodica dei quartieri più densamente popolati di Ortigia. In collaborazione con medici e tecnici comunali, Adorno fece realizzare nuovi sistemi di canalizzazione delle acque reflue, riducendo il rischio di stagnazioni e miasmi nei vicoli della città antica.

Le relazioni municipali dell’epoca descrivono il suo impegno per la diffusione di regole di igiene domestica e pubblica, comprese le prime forme di ispezione sanitaria delle abitazioni e dei luoghi di commercio alimentare. Sul piano della viabilità, Adorno promosse un piano di ammodernamento delle strade principali e la rettifica di alcuni tratti viari interni a Ortigia, con l’obiettivo di facilitare il passaggio dei carri e migliorare la circolazione tra le aree portuali e i mercati cittadini. Furono rifatti i selciati danneggiati e introdotte norme per la manutenzione periodica delle carreggiate, fino ad allora lasciate alla cura dei proprietari frontisti. Questi interventi, apparentemente modesti, segnarono il primo passo verso una gestione più razionale e sistematica del territorio urbano. La popolazione, che fino ad allora viveva in condizioni di precarietà igienica, percepì un netto miglioramento della qualità della vita. In questo modo Adorno inaugurò una politica municipale orientata all’ordine, alla pulizia e all’efficienza amministrativa, che avrebbe caratterizzato tutta la sua sindacatura.

Demolizione delle fortificazioni (Bastione del Collegio)

Nel quadro di una politica di apertura della città al mare, l’amministrazione Adorno avviò la rimozione di alcune opere difensive seicentesche ormai prive di funzione. Tra queste figurava il cosiddetto Bastione del Collegio (denominazione d’uso locale legata alla vicinanza del Collegio dei Gesuiti, nell’area di Porta Marina), parte del circuito murario di Ortigia sul fronte di ponente. La demolizione, avviata durante la sua sindacatura per ragioni igieniche (migliore aerazione dei quartieri litoranei) e funzionali (razionalizzazione dei percorsi lungo la riva e accesso alla marina), liberò una fascia continua affacciata sul Porto Grande, restituendo visuali e continuità alla viabilità costiera. L’intervento sancì il passaggio da una città-fortezza a una città aperta, predisponendo il successivo riuso civico dell’area come spazio di passeggio.

In ambito tecnico-topografico le fonti erudite richiamano, per lo stesso tratto difensivo, le denominazioni di bastione Fontana e bastione Campana: l’uso corrente di “Bastione del Collegio” mantiene dunque un valore descrittivo locale. La scelta demolitoria di questi anni si colloca in un più ampio processo ottocentesco di alleggerimento delle servitù militari lungo la marina: agli interventi impostati sotto Adorno seguirono, in età successiva, ulteriori abbattimenti (tra cui il forte San Giacomo intorno al 1870) e atti amministrativi di svincolo (rapporto governativo del 1877), senza confondersi con la grande stagione di trasformazioni tardo-ottocentesche (quartiere Umbertino) che è posteriore alla sua sindacatura.

Passeggio Adorno e targa del 1868

Sulle aree liberate dal Bastione del Collegio, il sindaco Gaetano Adorno fece realizzare un nuovo tratto panoramico destinato al passeggio pubblico, affacciato sul Porto Grande e concepito come spazio simbolico della rinascita cittadina dopo la lunga subordinazione a Noto. Il nuovo viale, pavimentato e protetto da ringhiere in ferro battuto, divenne rapidamente un luogo di ritrovo per i siracusani e un segno tangibile della trasformazione di Ortigia da area militare a centro civile e borghese.

Lapide marmorea del 1868 dedicata a Gaetano Adorno lungo il Passeggio Adorno a Siracusa
Lapide commemorativa del 1868 lungo il Passeggio Adorno a Siracusa.

In riconoscimento del suo ruolo, il Consiglio comunale deliberò nel 1865 l’attribuzione ad Adorno del titolo di benemerenza civica e la successiva dedica ufficiale del nuovo lungomare, denominato Passeggio Adorno. Tre anni dopo, nel 1868, fu collocata una lapide commemorativa in marmo che ancora oggi ne tramanda la memoria. Il testo, tuttora leggibile lungo via Ruggero Settimo, recita: «Cittadini, questo passeggio ottenne per voi il Cav. Gaetano Adorno, Sindaco, il quale negli ordini nuovi difese la patria, la resse con sapienza: degno per questo che il Consiglio Comunale gli decretasse nel 1865 titolo di benemerenza e questa memoria – 1868». L’iscrizione, redatta in tono solenne, lega indissolubilmente la figura di Adorno al processo di modernizzazione urbana e alla riconquista dell’identità civica siracusana dopo il ritorno al rango di capoluogo provinciale.

Finanza comunale (avanzo di 58.000 lire)

Uno degli aspetti più lodati della gestione di Gaetano Adorno fu la rigorosa amministrazione delle finanze comunali. Fonti locali e resoconti storici concordano nel sottolineare che al termine del suo mandato, nel 1865, il bilancio del Comune di Siracusa presentava un avanzo di circa 58.000 lire, cifra notevole per un’amministrazione meridionale dell’epoca. Tale risultato derivò da una politica di spesa improntata alla sobrietà, al controllo degli appalti e alla gestione oculata delle entrate tributarie e patrimoniali.

Nonostante le difficoltà della fase post-unitaria — caratterizzata dalla fusione degli uffici borbonici con quelli del nuovo Stato italiano e dal riassetto dei tributi locali — Adorno riuscì a mantenere equilibrio fra investimenti e risparmi, destinando fondi alla manutenzione urbana senza ricorrere a debiti o anticipazioni di cassa. La sua condotta amministrativa fu spesso citata negli anni successivi come esempio di rettitudine contabile e trasparenza: al momento di lasciare la carica, egli consegnò ai successori un Comune “senza debiti e con credito attivo”, secondo la formula tramandata dalla storiografia cittadina. Questo primato finanziario contribuì a consolidare la sua immagine di sindaco onesto e capace, e a fissarne la memoria come uno dei pochi amministratori ottocenteschi di Siracusa che seppero coniugare sviluppo urbano e stabilità economica.

Ultimi anni e riconoscimenti

Consiglio provinciale e Congregazione di Carità

Dopo aver lasciato la carica di sindaco nel 1865, Gaetano Adorno rimase una figura di primo piano nella vita pubblica siracusana. Venne eletto nel Consiglio provinciale, organismo istituito con il ritorno di Siracusa a capoluogo, dove partecipò alle decisioni amministrative relative a opere pubbliche e beneficenza. Era ormai considerato un “padre civile” della città, e la sua presenza in consiglio fu interpretata come garanzia di equilibrio e competenza giuridica.

Poco dopo, Adorno fu nominato presidente della Congregazione di Carità, istituzione che gestiva gli ospizi e l’assistenza ai poveri. Questo incarico, di natura morale e sociale più che politica, gli consentì di dedicarsi a uno dei temi a lui più cari: l’aiuto alle classi fragili. I registri ottocenteschi citano il suo nome tra i membri effettivi e benefattori della Congregazione, che all’epoca aveva sede presso l’ex convento dei Mercedari in Ortigia.

Nel ruolo di presidente curò la razionalizzazione dei sussidi pubblici e la creazione di un archivio per le richieste di assistenza, tentativo raro per l’epoca di rendere più trasparente la distribuzione degli aiuti. Fu lodato anche per aver promosso, insieme al canonico Agostino Fazio, la gestione comune degli orfanotrofi e delle scuole di carità cittadine.

Negli stessi anni mantenne un profilo politico discreto, partecipando ad alcune sedute del consiglio civico e intervenendo in dibattiti sul decoro urbano e sulla manutenzione delle opere pubbliche avviate durante la sua sindacatura. Il suo nome compare tra i firmatari di alcune delibere riguardanti la manutenzione del Passeggio Adorno e della Fonte Aretusa, segno del legame costante con le opere da lui realizzate.

Per tutta la seconda metà degli anni Sessanta e Settanta, Adorno continuò a essere invitato a cerimonie civiche, inaugurazioni e commemorazioni di patrioti locali. Era considerato una figura di mediazione tra i vecchi notabili borbonici e la nuova classe dirigente liberale. Secondo la tradizione, anche negli ultimi anni, pur riducendo l’attività professionale, non rinunciò a ricevere allievi e giovani avvocati, trasmettendo l’esperienza di una carriera iniziata “senza laurea ma con ingegno”.

Le fonti lo descrivono come uomo di abitudini semplici, di fede moderata e di parola pacata. Nelle cronache cittadine del tempo è definito “cavaliere di grande umanità”, per l’impegno nelle opere pie e l’esempio di integrità amministrativa. La sua presidenza alla Congregazione di Carità completò un percorso che univa giustizia, servizio e devozione civica, chiudendo simbolicamente la vita pubblica del giurista che aveva restituito dignità alla sua città.

Benemerenza civica e altre onorificenze

Nel 1865, al termine del suo mandato da sindaco, il Consiglio comunale di Siracusa conferì a Gaetano Adorno il titolo di benemerenza civica per i servizi resi alla città. La deliberazione, votata all’unanimità, riconosceva i meriti per la restaurazione del capoluogo, la gestione oculata delle finanze municipali e la promozione di opere pubbliche come il Passeggio Adorno e la riqualificazione della Fonte Aretusa.

La decisione fu ratificata in seduta solenne e seguita dalla realizzazione della targa marmorea del 1868, tuttora visibile sul lungomare di Ortigia, che ricorda il decreto di benemerenza e sintetizza l’apprezzamento dei contemporanei: “difese la patria, la resse con sapienza”. La formula, incisa dal Comune di Siracusa, divenne una sorta di epigrafe civile per il suo nome.

Nel corso degli anni successivi Adorno ricevette anche riconoscimenti statali, come il titolo di Cavaliere, probabilmente legato all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro o ad altra onorificenza sabauda destinata a patrioti e amministratori del periodo post-unitario. Sebbene i registri ufficiali non specifichino con precisione l’ordine ricevuto, la qualifica di Cav. precede costantemente il suo nome nei documenti municipali e nelle cronache locali.

Le attestazioni di stima continuarono negli anni Settanta dell’Ottocento, quando venne più volte invitato come ospite d’onore a cerimonie civiche e commemorazioni patriottiche. Nelle cronache coeve il suo nome compare accanto a quello di Filippo Cordova e Salvatore Chindemi, in contesti di celebrazione dell’unità nazionale. Il titolo di benemerito rimase dunque parte integrante della sua identità pubblica, riconoscimento duraturo di un percorso amministrativo fondato su integrità e servizio alla collettività.

Polemiche (1865–1879)

Nel periodo successivo alla sindacatura, Gaetano Adorno fu al centro di alcune controversie cittadine legate a scelte amministrative e alla lettura degli eventi del 1837. Nel 1868 l’abate Emilio Bufardeci pubblicò uno scritto polemico in cui attribuiva ai liberali siracusani responsabilità politiche e morali; la posizione toccava indirettamente anche Adorno. A stretto giro uscirono repliche dell’area patriottico-liberale, tra cui testi firmati da Gaetano Adorno Puma e Salvatore Chindemi, che difendevano l’operato dell’amministrazione locale e la linea moderata di Adorno. Le discussioni rimasero nell’alveo pubblicistico (opuscoli e stampa) e consiliare; non risultano conseguenze giudiziarie né sanzioni amministrative a suo carico. In quegli stessi anni alcune opere promosse durante la sua gestione — demolizione di tratti delle fortificazioni e sistemazioni sul litorale — furono oggetto di dibattito per costi, priorità e impatto sul tessuto storico, senza però intaccare il riconoscimento pubblico dei risultati conseguiti.

Morte (10 aprile 1879)

Gaetano Adorno morì a Siracusa il 10 aprile 1879, all’età di settantacinque anni. Le cronache cittadine riferiscono che la sua scomparsa suscitò ampia partecipazione popolare: i principali giornali locali ne ricordarono l’opera amministrativa e la dedizione alla città, descrivendo le esequie come solenni e seguite da autorità civili, ordini professionali e cittadini comuni.

La salma fu esposta nel suo domicilio di Ortigia, poi accompagnata al cimitero monumentale con il gonfalone del Comune e con rappresentanze del Consiglio provinciale, della Congregazione di Carità e del foro siracusano, cui aveva appartenuto per oltre mezzo secolo. Non risultano epigrafi funebri conservate, ma in diverse raccolte ottocentesche compare la formula commemorativa “difese la patria e la resse con sapienza”, tratta dalla targa del Passeggio Adorno e ripresa come sintesi della sua vita pubblica.

Con la sua morte si chiuse una stagione politica cittadina legata alla generazione della Restaurazione e dell’Unità. Le funzioni di presidente della Congregazione di Carità passarono ad altri membri del notabilato locale, mentre il suo nome rimase associato alle opere compiute durante la sindacatura. Nessuna discendenza diretta è documentata nelle fonti note, e la memoria di Adorno sopravvisse principalmente attraverso la toponomastica e le cronache amministrative che ne tramandarono l’immagine di giurista e patriota civile.

Eredità e memoria

Valutazioni degli studiosi locali

La figura di Gaetano Adorno Zappalà è stata oggetto di attenzione da parte della storiografia siracusana sin dall’Ottocento. Già nel 1877 Emmanuele De Benedictis pubblicò il libretto Accenni biografici del cavaliere Gaetano Adorno Zappalà, prima testimonianza organica sulla sua vita e attività pubblica, oggi considerata la principale fonte coeva. De Benedictis, avvocato e storico locale, descrisse Adorno come modello di integrità civile e promotore della rinascita di Siracusa dopo la lunga subordinazione a Noto.

Nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento altri autori siracusani, tra cui Salvatore Chindemi, Gubernale, Parlato e Capodieci, citarono Adorno nelle loro cronache municipali e raccolte biografiche, confermandone il ruolo di giurista e amministratore prudente. Il suo operato come sindaco (1861-1865) è ricordato soprattutto per la gestione finanziaria positiva e per la riforma urbanistica culminata nella realizzazione del Passeggio Adorno.

In epoca recente, Arturo Messina ha ripreso e sintetizzato le principali fonti ottocentesche nella raccolta Toponomastica dei personaggi insigni dell’Ottocento siracusano (ed. a cura di Santo Messina), consultabile anche in formato digitale. Il testo ha contribuito a diffondere la biografia di Adorno in rete, ma deve la sua base documentaria esclusivamente agli autori storici citati.

La memoria pubblica e accademica conserva di Adorno l’immagine di un patriota moderato, vicino ai circoli liberali ma sempre fedele al principio di legalità. Gli studi più recenti lo collocano tra i protagonisti del riscatto civico di Siracusa nel periodo post-unitario, esempio di amministratore attento alla moralità pubblica e alla gestione razionale delle risorse comunali.

Toponomastica e luoghi intitolati

Il nome di Gaetano Adorno è legato al Passeggio Adorno, la passeggiata panoramica che si affaccia sul Porto Grande di Siracusa, realizzata nel 1865 durante il suo mandato di sindaco. L’opera nacque dal progetto di aprire la città verso il mare dopo secoli di chiusura entro le mura spagnole, e divenne uno dei simboli della rinascita urbanistica post-unitaria.

Sul parapetto orientale, lungo via Ruggero Settimo, si trova la lapide marmorea del 1868, commissionata dal Consiglio comunale in segno di riconoscenza. L’iscrizione recita:

«Cittadini, questo passeggio ottenne per voi il Cav. Gaetano Adorno, Sindaco, il quale negli ordini nuovi difese la patria, la resse con sapienza: degno per questo che il Consiglio Comunale gli decretasse nel 1865 titolo di benemerenza e questa memoria – 1868.»

La targa, tuttora visibile, rappresenta una delle più antiche testimonianze epigrafiche dell’età post-unitaria siracusana e segna il luogo in cui la città celebrò il ritorno a capoluogo provinciale.

Nei repertori di Arturo Messina, dedicati alla toponomastica dell’Ottocento, il Passeggio Adorno è indicato come la principale intitolazione pubblica a Gaetano Adorno Zappalà, a conferma che la sua memoria civica è legata soprattutto a quest’opera. Il suo nome resta associato a un tratto di Ortigia che unisce eleganza architettonica e valore simbolico: la riconquista, attraverso la modernità, della dignità perduta della città.

Genealogia e rami della famiglia Adorno

Gaetano Adorno Zappalà nacque a Siracusa nell’agosto 1803 da Corrado Adorno e da una nobildonna della famiglia Zappalà, dalla quale derivò il secondo cognome “Zappalà”. Le ricostruzioni genealogiche più recenti attribuiscono alla madre il nome di Lorenza, dato non ancora confermato da documenti d’archivio pubblicati e quindi da considerare con prudenza. Rimasto orfano di padre a quattordici anni, si fece carico del sostentamento della madre e di tre fratelli minori in un contesto segnato dai maggiorascati, che concentravano i beni sul primogenito, e fondò la propria ascesa sociale sul lavoro e sulla professione forense più che sul patrimonio familiare. Nel quadro della più ampia famiglia Adorno, antica stirpe di origine genovese presente a Siracusa, la figura di Gaetano Adorno Zappalà va distinta dal ramo del patriota Mario Adorno (1773–1837), giustiziato con il figlio Carmelo durante i moti del colera. Un altro figlio di Mario, Gaetano Adorno detto anche Adorno Puma, sopravvissuto all’esecuzione del 1837, fu cancelliere e autore di opuscoli polemici nel secondo Ottocento. Nonostante l’omonimia e l’appartenenza alla stessa stirpe, le due linee genealogiche risultano distinte e non emergono legami di parentela diretta tra il sindaco post-unitario e il ramo patriottico. A quest’ultimo apparteneva anche Matilde Adorno, madre del giurista e politico Edoardo Di Giovanni (1875–1979), il cui legame con gli Adorno riguarda quindi il ceppo di Mario e non la linea di Gaetano Adorno Zappalà.

Scheda aggiunta da Alessandro Calabrò il 28 novembre 2025.

Fonti
  • Registri storici del Comune di Siracusa (XIX secolo) – atti e verbali, 1860‑1865.

  • Storia di Siracusa in età borbonica (1816‑1861)” – voce di Wikipedia.
    Questa voce offre una sintesi del periodo borbonico siracusano.

  • Storia di Siracusa nel periodo post‑unitario” – voce di Wikipedia.
    La pagina tratta della storia della città dopo il 1860, compreso il ritorno di Siracusa a capoluogo nel 1865

  • Mario Adorno” – voce di Wikipedia.
    Biografia del patriota siracusano Mario Adorno (1773‑1837)

  • Emilio Bufardeci, Le funeste conseguenze di un pregiudizio popolare: memorie storiche (Firenze, Tipografia Eredi Botta, 1868).
    Il volume è accessibile su Internet Archive, che ne fornisce i dati bibliografici

  • Lapide commemorativa del Passeggio Adorno, Siracusa, via Ruggero Settimo (ispezione diretta e foto di Alessandro Calabrò, 2025).

    1. Salvatore Chindemi, Siracusa dal 1826 al 1860 (Siracusa, Tipografia A. Pulejo, 1869) e altri opuscoli patriottici.
  • Gaetano Adorno Puma, Mario Adorno e le false accuse del sac. Emilio Bufardeci; Su d’un’ingiuria di Emilio Bufardeci; Il professore Chindemi e le “Memorie storiche”, Siracusa, 1869.

  • Registri dell’Archivio di Stato – Atti relativi al Consiglio degli Ospizi e alla figura di Gaetano Adorno Puma.

  • Arturo Messina (a cura di Santo Messina), Toponomastica dei personaggi insigni dell’Ottocento siracusano.
    Il fascicolo, che elenca le vie dedicate ai protagonisti del Risorgimento siracusano (tra cui Gaetano Adorno)

    1. Emmanuele De Benedictis, Accenni biografici del cavaliere Gaetano Adorno Zappalà, Siracusa, ca. 1877.
  • Camera dei Deputati, Scheda biografica di Eduardo Di Giovanni, in «Portale storico della Camera dei deputati», Roma.

  • «Adorno», scheda sul cognome Adorno, in Il Portale del Sud. Storia e cultura del Mezzogiorno d’Italia.