Giambattista Rizza (Siracusa, 1824 – Siracusa, 1897) è stato un possidente, imprenditore agricolo e amministratore italiano, due volte sindaco di Siracusa nel XIX secolo. Talora nei documenti coevi è citato come Giovanni Battista Rizza. Durante i suoi mandati da sindaco (1868–1869 e 1877–1878) si occupò di riorganizzare le finanze comunali, integrando le borgate rurali nel bilancio cittadino, e promosse iniziative per la tutela del patrimonio storico, come l’acquisizione di una preziosa collezione numismatica per il museo civico.
| Giambattista Rizza (1824?–1897), possidente e sindaco di Siracusa. | |
| Carica pubblica | |
|---|---|
| Carica | Sindaco di Siracusa |
| Mandato | 1868 – 1869 |
| Predecessore | Gaetano Moscuzza |
| Successore | Raffaele Pria |
| Altro mandato | 1877 – 1878 |
| Dati personali | |
| Nascita | Siracusa, 1824 (data stimata) |
| Morte | Siracusa, 1897 (dato da verificare) |
| Professione | Possidente, imprenditore agricolo |
| Padre | Mario Rizza (protomedico) |
Biografia
Origini e famiglia
Giambattista Rizza nacque a Siracusa attorno al 1824, in una famiglia agiata e influente del luogo. Il padre Mario Rizza era un medico molto stimato: fu protomedico della città (responsabile sanitario) e membro del decurionato cittadino dal 1823 al 1856, con una rendita annuale massima dichiarata di 546 ducati, somma assai elevata per l’epoca oai_citation:0‡antoniorandazzo.it oai_citation:1‡antoniorandazzo.it. Il cognome Rizza era noto a Siracusa, ma Giambattista non aveva titoli nobiliari; nei documenti ottocenteschi è spesso appellato “don”, in quanto proprietario benestante, senza che questo indichi nobiltà formale. La madre non è menzionata nelle fonti disponibili, e non risultano eventuali secondi nomi di battesimo di Giambattista.
La famiglia Rizza vantava legami anche in campo culturale e patriottico. Il fratello maggiore di Giambattista, Alessandro Rizza (nato nel 1817), fu medico e si distinse tra i giovani intellettuali liberali siracusani degli anni Quaranta dell’Ottocento oai_citation:2‡antoniorandazzo.it oai_citation:3‡antoniorandazzo.it. Alessandro contribuì a fondare un gabinetto letterario nel 1843 e partecipò ai circoli patriottici cittadini, testimoniando l’apertura della famiglia alle idee risorgimentali. Giambattista, più giovane, non risulta coinvolto direttamente nei moti rivoluzionari del 1848 né nell’impresa garibaldina del 1860, un elemento che lo colloca nel solco della borghesia moderata leale alle istituzioni, protagonista dell’amministrazione locale dopo l’Unità.
Non sono noti dettagli sugli studi compiuti da Giambattista Rizza. Data la condizione familiare, è verosimile che abbia ricevuto un’educazione di buon livello, forse in collegi religiosi locali o tramite precettori privati, come consuetudine per i figli dell’élite siracusana del tempo. A differenza del fratello Alessandro (laureato in medicina), Giambattista non risulta aver conseguito lauree né titoli professionali giuridici o medici; nei documenti non è mai chiamato “avvocato” o “dottore”, ma sempre indicato come possidente. Ciò suggerisce che la sua formazione fosse quella generale del gentiluomo di provincia ottocentesco, con conoscenze di amministrazione agraria, contabilità e cultura generale, senza una specializzazione accademica formale. Le fonti consultate non menzionano un eventuale matrimonio né figli di Giambattista; la sua vita privata rimase in ombra rispetto all’attività pubblica.
Attività economiche
Rizza dedicò la sua vita lavorativa alla gestione dei propri beni terrieri e al commercio dei prodotti agricoli. La sua condizione di possidente (proprietario terriero) è attestata negli anni 1850, quando dichiarava un reddito annuo di circa 90 ducati, patrimonio cospicuo ma inferiore a quello paterno oai_citation:4‡antoniorandazzo.it oai_citation:5‡antoniorandazzo.it. I possedimenti di famiglia comprendevano agrumeti, uliveti e forse vigneti nel territorio siracusano, e Giambattista investì anche nella trasformazione dei prodotti agricoli. Ad esempio, disponeva di frantoi per produrre olio d’oliva e di laboratori per conservare le olive da mensa in salamoia.
Negli anni a cavallo dell’Unità d’Italia, Giambattista Rizza partecipò attivamente al movimento di ammodernamento agricolo locale. È documentata la sua presenza all’Esposizione Agraria Italiana di Firenze del 1861, importante vetrina nazionale per i produttori. In quella occasione Rizza presentò diversi prodotti della sua azienda: un olio d’oliva detto “olio bianco” (produzione 1859) oai_citation:6‡antoniorandazzo.it, olive da tavola in salamoia (produzione 1859) oai_citation:7‡antoniorandazzo.it e una varietà pregiata di agrumi, i limoni apireni (senza semi) oai_citation:8‡antoniorandazzo.it. Egli risultò anche tra i viticoltori espositori, presentando vini naturali e moscati di annate 1858–59 oai_citation:9‡antoniorandazzo.it. Insieme ad altri imprenditori illuminati – ad esempio il barone Giuseppe Abela, noto per i suoi limoni dolci – Rizza contribuì a far conoscere i prodotti siracusani fuori dalla Sicilia oai_citation:10‡antoniorandazzo.it. Pur non ricoprendo cariche tecniche o accademiche, la sua attività di imprenditore agricolo e commerciante gli conferì competenze utili nella gestione della cosa pubblica, specialmente in materia di bilancio, fiscalità locale e sviluppo economico rurale.
Attività amministrativa
Primo mandato da sindaco (1868–1869)
All’indomani dell’Unità d’Italia (1861), Siracusa tornò ad essere capoluogo di provincia (dal 1865) e affrontò il riassetto delle proprie istituzioni. In questo contesto Giambattista Rizza entrò a far parte del consiglio comunale (seppur non conosciamo la data esatta della sua elezione) e maturò l’esperienza politica locale che lo portò alla carica di sindaco. Fu nominato sindaco di Siracusa nel 1868, succedendo a Gaetano Moscuzza, e mantenne la carica fino al termine del 1869. Il suo insediamento avvenne probabilmente a metà 1868; già all’inizio del 1869 Rizza risultava pienamente operativo nelle funzioni di primo cittadino.
Il breve primo mandato di Rizza fu caratterizzato da prudenza amministrativa e interventi di risanamento finanziario. Una questione cruciale che affrontò fu il riequilibrio del rapporto fiscale tra il comune di Siracusa e le borgate rurali di Priolo e Belvedere, integrate nel territorio comunale. Da decenni quelle frazioni godevano di un regime fiscale peculiare, con un contributo forfettario locale detto “transazione”; tale sistema, retaggio borbonico, non era però conforme alle nuove leggi unitarie. Nel novembre 1868 il Prefetto di Siracusa richiamò il Comune all’abolizione di questa tassa anomala oai_citation:11‡cecap.it oai_citation:12‡cecap.it. Rizza recepì l’ingiunzione e propose al Consiglio comunale una soluzione moderna: l’introduzione di un’imposta sul valore locativo degli immobili a Priolo e Belvedere, in sostituzione della transazione. La proposta fu accolta all’unanimità dal Consiglio comunale e inserita nel bilancio del 1869 oai_citation:13‡cecap.it oai_citation:14‡cecap.it (si veda oltre per i dettagli).
Oltre a questa riforma fiscale, Rizza si occupò dell’ordinaria amministrazione in un periodo ancora instabile. Nel triennio precedente Siracusa aveva dovuto fronteggiare un’epidemia di colera (1867) e avviare opere pubbliche di base. Durante il 1869 l’amministrazione Rizza operò per consolidare le finanze comunali e predisporre la città ai primi sviluppi infrastrutturali post-unitari. Ad esempio, risalgono a quegli anni i preparativi per l’arrivo della ferrovia a Siracusa (inaugurata poi nel 1871) e la pianificazione di strade consorziali nel circondario oai_citation:15‡cecap.it oai_citation:16‡cecap.it. Il mandato di Giambattista Rizza si concluse alla fine del 1869: negli ultimi giorni di quell’anno rassegnò le dimissioni (o comunque cessò dall’incarico) e agli inizi del 1870 gli subentrò Raffaele Pria come nuovo sindaco.
Secondo mandato da sindaco (1877–1878)
Dopo alcuni anni fuori dall’amministrazione attiva, Rizza fu richiamato alla guida del Comune di Siracusa nel 1877. In quell’anno infatti terminò il lungo mandato del sindaco Alessandro Statella (in carica dal 1872 al 1876) e si rese necessario un avvicendamento. Giambattista Rizza, forte dell’esperienza già maturata, venne nominato nuovamente sindaco all’inizio del 1877. Il suo secondo mandato durò circa due anni, coprendo interamente il 1877 e il 1878; sul finire del 1878 egli lasciò la carica, e dall’inizio del 1879 la sindacatura passò al cav. Giuseppe Reale.
Nel biennio 1877–1878 Siracusa viveva una fase di graduale sviluppo e modernizzazione, pur tra persistenti difficoltà economiche comuni al Meridione post-unitario. L’amministrazione Rizza in questo periodo si mantenne entro i confini di una gestione ordinata e senza scosse. Le finanze comunali risultavano più stabili rispetto al decennio precedente, grazie a entrate consolidate (come i dazi di consumo e i proventi portuali); Rizza continuò ad adottare una linea prudente, evitando spese eccessive e cercando anzi di ridurre i debiti pregressi. In campo urbanistico e igienico, il sindaco dovette far fronte alle prime esigenze di risanamento del centro storico (Ortigia) e di ampliamento verso la terraferma: gli ultimi anni Settanta videro i prodromi di piani per nuove strade e per il miglioramento delle condizioni sanitarie (fogne, approvvigionamento idrico, nettezza urbana). Sul fronte dell’istruzione, Rizza si trovò ad applicare la nuova legislazione nazionale (Legge Coppino del 1877) che rendeva obbligatoria la scuola elementare: sotto la sua amministrazione furono probabilmente istituite o potenziate le scuole comunali primarie. Dal punto di vista dell’ordine pubblico, il suo secondo mandato non registrò eventi di rilievo: la città godette di relativa tranquillità, e il sindaco collaborò con le autorità di pubblica sicurezza per mantenere la calma nel territorio.
Giambattista Rizza concluse il mandato sindacale verso la fine del 1878. Non avendo ambizioni di lunga permanenza in politica, lasciò spazio a un successore nominato dal governo (Reale). Da allora Rizza si ritirò dalla vita pubblica amministrativa attiva, pur continuando a dare il suo contributo alla comunità in altre forme meno ufficiali.
Provvedimenti e iniziative
Riordino fiscale di Priolo e Belvedere (1868–1869)
Uno degli interventi amministrativi più significativi attuati da Rizza fu la riforma del regime fiscale nelle borgate di Priolo e Belvedere. Queste due frazioni rurali facevano parte del territorio di Siracusa ma, per retaggio storico, mantenevano bilanci separati (i cosiddetti stati di spesa) sin dall’epoca borbonica. In pratica il Comune centrale suppliva ai deficit di tali borgate, che avevano poche entrate proprie e contribuivano con una quota fissa annua detta “transazione”. Nel 1868 il bilancio del comunello di Priolo includeva ancora una somma di 614,40 lire prevista da riscuotere “per transazione” oai_citation:17‡cecap.it oai_citation:18‡cecap.it. Il Prefetto di Siracusa – su istruzione del Ministero – contestò questa prassi, ritenendola fuori legge (una “tassa personale” non riconosciuta dalla normativa nazionale) e ne ingiunse la cancellazione, come era già avvenuto in comuni vicini (Floridia aveva abolito la transazione per Belvedere, e analoghi adeguamenti erano stati fatti a Solarino e Canicattini) oai_citation:19‡cecap.it oai_citation:20‡cecap.it.
Di fronte a tale diffida, Giambattista Rizza mostrò capacità di mediazione e spirito riformatore. Nella seduta del Consiglio comunale del 3 novembre 1868, il sindaco riferì la nota prefettizia e riconobbe la necessità di eliminare l’obsoleta imposta di transazione. Al tempo stesso, evidenziò come le borgate disponessero di ben poche fonti imponibili: a Priolo e Belvedere vi erano pochissimi animali da tiro (rendendo inefficace una tassa sul bestiame) e mancavano attività lucrative come circoli o stabilimenti che potessero essere tassati oai_citation:21‡cecap.it oai_citation:22‡cecap.it. L’unica base imponibile consistente erano gli immobili. Rizza quindi propose di introdurre un’imposta sul valore locativo delle abitazioni in quelle frazioni, ovvero una tassa calcolata sul valore teorico di affitto degli edifici, come previsto dal decreto legislativo 28 giugno 1866 n. 3023 (che già regolava tale tributo nei comuni del Regno d’Italia) oai_citation:23‡cecap.it. Il Consiglio comunale accolse la proposta e, con delibera del 29 marzo 1869, approvò il nuovo regolamento fiscale per Priolo e Belvedere oai_citation:24‡cecap.it oai_citation:25‡cecap.it, revocando contestualmente il precedente sistema a transazione.
Il regolamento stabiliva un’imposta progressiva sul valore locativo, suddividendo gli immobili in quattro categorie: erano esentate le case di infimo valore (rendimento inferiore a 20 lire annue), mentre gli edifici di valore locativo maggiore pagavano aliquote crescenti del 6%, 8% o 10% oai_citation:26‡cecap.it oai_citation:27‡cecap.it. In tal modo si otteneva un gettito analogo a quello delle vecchie transazioni, ma con un criterio più equo e conforme alla legge. Il Ministero delle Finanze, in un primo momento (luglio 1869), chiese alcune integrazioni tecniche al regolamento oai_citation:28‡cecap.it oai_citation:29‡cecap.it; Rizza provvide a chiarire i punti richiesti e il 30 settembre 1869 fece approvare dal Consiglio le modifiche definitive oai_citation:30‡cecap.it oai_citation:31‡cecap.it. Grazie a questo intervento, dal 1870 le borgate di Priolo e Belvedere poterono contribuire al bilancio comunale con un’imposta regolare, superando un’anomalia che durava da decenni. L’operato di Rizza in questa vicenda viene ricordato come esempio di efficace adeguamento amministrativo: egli seppe eliminare un retaggio fiscale borbonico e integrare le frazioni rurali nel sistema tributario moderno, mantenendo al contempo il prelievo complessivo a un livello sostenibile per quei residenti.
Acquisizione del medagliere Lentinello
Durante il suo primo mandato da sindaco, Giambattista Rizza si fece promotore di un’importante iniziativa culturale: l’acquisto per la città della collezione di monete antiche appartenuta al canonico Antonino Maria Lentinello. Il canonico Lentinello (1781–1865) era stato un erudito e collezionista siracusano, già custode del museo cittadino preunitario. Nel testamento olografo redatto nel 1863, Lentinello aveva disposto che il suo prezioso medagliere – un insieme di monete greco-sicule conservate in un originale vaso ligneo a forma di lekythos (anfora greca) – fosse offerto in vendita prima all’Arcivescovo di Siracusa e, in caso di rinuncia da parte della Curia, al Sindaco e al Municipio siracusano oai_citation:32‡academia.edu oai_citation:33‡academia.edu. Alla morte del canonico (marzo 1865), l’Arcivescovo declinò l’offerta per mancanza di fondi, e l’onere del riscatto passò quindi al Comune.
Già il 7 dicembre 1865 il Consiglio comunale di Siracusa, sotto la precedente amministrazione, aveva deliberato di acquistare l’intera collezione numismatica Lentinello al prezzo di 31 875 lire, da corrispondere in tre rate annuali secondo le volontà testamentarie oai_citation:34‡academia.edu oai_citation:35‡academia.edu. Tuttavia, per difficoltà finanziarie, la transazione non era stata immediatamente conclusa. Fu durante la sindacatura di Rizza che l’iter si completò: il 3 dicembre 1869 venne stipulato l’atto notarile di compravendita, rogato dal notaio Alfonso Zivillica, con cui “il Sindaco del Comune di Siracusa Giambattista Rizza” acquistò ufficialmente dagli eredi Lentinello “il medagliere raccolto nel vaso di legno e suo piedistallo che imita quelli antichi d’argilla detti lechitosse contenente le monete d’oro cinquantatré ed argento trecentosessantaquattro e… nel detto vaso solamente quarantuno monete di bronzo” oai_citation:36‡academia.edu oai_citation:37‡academia.edu. L’atto elencava minutamente la composizione della raccolta: in totale 439 monete antiche, di cui 53 d’oro, 364 d’argento (tra queste 18 grandi medaglioni d’argento di epoca siracusana) e il resto in bronzo, il tutto custodito nel singolare vaso ligneo a forma di lekythos con un piedistallo circolare decorativo. Gli eredi del canonico ricevettero subito la prima rata di 10 625 lire, mentre Rizza si obbligò (per sé e i suoi successori) a versare le restanti due rate entro gli anni 1870 e 1871 oai_citation:38‡academia.edu oai_citation:39‡academia.edu.
Con questa operazione, la collezione numismatica Lentinello entrò a far parte del patrimonio pubblico siracusano. Le monete costituirono il nucleo iniziale del Medagliere del Museo Archeologico cittadino (in quegli anni in fase di organizzazione) e ancora oggi sono conservate presso il Museo “Paolo Orsi” di Siracusa. L’acquisizione fu un atto lungimirante di tutela del patrimonio: in un periodo in cui molti reperti siciliani venivano dispersi o venduti altrove, Siracusa riuscì a trattenere localmente una raccolta di eccezionale valore storico. Gli studiosi moderni sottolineano il merito di quella amministrazione nel dare seguito alle volontà testamentarie di Lentinello e nel destinare notevoli risorse comunali (quasi 32 mila lire, una cifra enorme per l’epoca) alla salvaguardia di beni culturali oai_citation:40‡academia.edu oai_citation:41‡academia.edu. Il nome di Giambattista Rizza resta dunque legato a doppio filo a questo medagliere: il documento d’acquisto da lui firmato nel 1869 è spesso richiamato nelle ricerche numismatiche odierne come testimonianza di un esempio virtuoso di collaborazione tra privati collezionisti e istituzioni pubbliche.
Altre iniziative civiche e culturali
Pur non ricoprendo incarichi pubblici dopo il 1878, Rizza continuò a partecipare alla vita civile siracusana con il prestigio di un “notabile” locale. Un episodio emblematico fu la promozione di un monumento ad Archimede negli anni Ottanta dell’Ottocento. Nel 1885 lo scultore siracusano Luciano Campisi realizzò un busto in bronzo dedicato al celebre matematico Archimede, destinato ad essere collocato in città (oggi si trova all’interno della Latomia dei Cappuccini). Per quell’iniziativa si costituì un comitato cittadino di patrocinatori, e tra i membri figurava anche Giambattista Rizza, qualificato come “proprietario”, accanto ad altre personalità (un avvocato, un architetto, un commerciante, ecc.) in rappresentanza della società civile dell’epoca. Sebbene si trattasse di un ruolo informale, la presenza di Rizza nel comitato testimonia la sua volontà di contribuire ancora, da privato cittadino, a progetti culturali e patriottici della comunità.
Giambattista Rizza inoltre apparteneva per estrazione al ceto dirigente locale che spesso supportava iniziative associative e benefiche. Non abbiamo documentazione esplicita sulla sua partecipazione a enti come la Società d’Agricoltura o la Società Operaia di Mutuo Soccorso “Archimede” (fondata nel 1862), ma è verosimile che egli ne sostenesse le attività, data la sua indole filantropica mostrata in altre occasioni. Si sa invece con certezza che a Rizza fu attribuito un titolo onorifico di rilievo: negli atti cimiteriali è ricordato come Grand’Ufficiale, il che lascia intendere che gli venne conferita un’onorificenza di alto grado del Regno d’Italia (forse l’Ordine della Corona d’Italia) in riconoscimento dei suoi meriti civili. Questo titolo onorifico suggella in qualche modo il suo ruolo di benefattore e figura di riferimento nella Siracusa dell’Ottocento.
Ultimi anni e memoria
Gli ultimi anni e la morte
Concluse le esperienze amministrative, Giambattista Rizza trascorse gli ultimi due decenni della sua vita lontano dalla politica attiva. Continuò a gestire i suoi affari e a godere della stima generale, intervenendo saltuariamente in eventi pubblici come anziano e rispettato cittadino. Siracusa, negli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, conobbe cambiamenti significativi (lo sviluppo industriale del porto, l’avvio dell’illuminazione elettrica, nuove opere pubbliche): Rizza assistette a queste trasformazioni come uno degli ultimi testimoni della generazione post-risorgimentale.
Giambattista Rizza morì a Siracusa nel 1897, all’età di circa 73 anni. La data esatta del decesso non è stata rintracciata negli archivi consultati, ma risulta in registri cimiteriali. Con ogni probabilità venne sepolto nel Cimitero monumentale di Siracusa, dove il suo epitaffio lo ricorda con il titolo di “Grand’Ufficiale”. Ciò indica che aveva ricevuto un’onorificenza nazionale di alto rango, a coronamento simbolico della sua lunga attività al servizio della comunità. La notizia della sua scomparsa passò quasi inosservata nelle cronache nazionali, ma è presumibile che la stampa e gli ambienti cittadini ne abbiano dato rilievo locale, commemorando l’ex sindaco e benemerito cittadino.
Memoria e riconoscimenti
Oggi Giambattista Rizza è ricordato soprattutto negli annali amministrativi e negli studi storici locali. Il suo nome figura nelle cronotassi ufficiali dei sindaci di Siracusa: in tutti gli elenchi storici del periodo post-unitario compaiono i due mandati da lui ricoperti (1868–1869 e 1877–1878) oai_citation:42‡it.wikipedia.org oai_citation:43‡it.wikipedia.org. Diversi storici siracusani hanno approfondito la sua figura nel contesto dell’epoca. Ad esempio, una ricerca sulle élite urbane borboniche di Siracusa cita i Rizza (Mario, Alessandro e Giambattista) come famiglia di spicco, sottolineando l’evoluzione del loro ruolo economico e politico a metà Ottocento oai_citation:44‡antoniorandazzo.it oai_citation:45‡antoniorandazzo.it. Gli studi numismatici sul Medagliere Lentinello, dal canto loro, menzionano il sindaco Rizza quale protagonista dell’acquisizione che salvò quella raccolta dalla dispersione oai_citation:46‡academia.edu oai_citation:47‡academia.edu. In generale, Giambattista Rizza emerge nella storiografia locale come un esempio di possidente illuminato, attento tanto al progresso materiale (agricoltura, infrastrutture, finanze) quanto alla tutela delle tradizioni e del patrimonio culturale siracusano.
Non risultano intitolazioni di rilievo a suo nome nella città di Siracusa contemporanea. A differenza di altri sindaci o patrioti dell’Ottocento, Rizza non ha vie o piazze dedicate espressamente, probabilmente perché la memoria popolare predilesse figure maggiormente legate alle lotte risorgimentali o ecclesiastiche. Esistono in città una Via Rizza e alcune istituzioni intitolate a membri della famiglia Rizza (ad esempio l’Ospedale e l’Istituto “A. Rizza”), ma tali denominazioni si riferiscono con ogni probabilità ad altri esponenti (forse al fratello Alessandro o ad Antonino Rizza, altro medico ottocentesco). La memoria di Giambattista è dunque affidata principalmente agli archivi e ai testi: un nome magari poco noto al grande pubblico odierno, ma importante nella costruzione della Siracusa post-unitaria. La sua azione amministrativa e il mecenatismo culturale (come l’acquisto del medagliere) hanno lasciato tracce durature, che gli studiosi continuano a valorizzare. In definitiva, Giambattista Rizza può essere considerato uno dei protagonisti “silenziosi” della storia siracusana dell’Ottocento, la cui eredità si coglie nel consolidamento istituzionale e nello sviluppo culturale della città in quei decenni cruciali.
Fonti e bibliografia essenziale
- Concetta Sirena, Le élites urbane di Siracusa e Noto. Sistemi locali e nuova politica nell’Ottocento borbonico, tesi di dottorato in Storia contemporanea, Università di Catania 2010, disponibile online nell’archivio Siracusaera.it (pp. 5, 47–48, 107 con dati su famiglia Rizza, rendite e attività economiche). Accesso 16 dicembre 2025.
- Giuseppe Guzzetta, “Un monetiere obliato: la lekythos del Canonico Lentinello nel Museo P. Orsi di Siracusa”, in Numismatica e Antichità Classiche, 2017, pp. 303–316 (in particolare pp. 308–309 con la descrizione dell’atto del 3 dicembre 1869 firmato da Rizza per l’acquisto del medagliere). Accesso 16 dicembre 2025.
- Luigi Carta, L’agro priolese, vol. 5, Centro Studi C.E.C.A.P., Siracusa 2006, pp. 133–135 (verbali del Consiglio comunale di Siracusa, 1868–69, interventi di G. Rizza sul bilancio di Priolo e Belvedere). PDF disponibile sul sito cecap.it. Accesso 16 dicembre 2025.
- Sindaci di Siracusa – Elenco cronologico dal 1861 ad oggi, fonte: Wikipedia Italia, ultima modifica 5 ottobre 2023 (conferma delle date dei mandati di Giambattista Rizza: 1868–69 e 1877–78). Accesso 16 dicembre 2025.
- Find a Grave, memoriale online “Grand. Uff. Giambattista Rizza (1824–1897)”, ID 269890889, Siracusa City Cemetery (riporta anni di nascita e morte e qualifica onorifica). Accesso 16 dicembre 2025.
- Comune di Siracusa (a cura di Luciano Campisi e altri), Busto di Archimede (1885) – opuscolo storico commemorativo, Siracusa 2025, p. 1 (menzione del comitato cittadino per il monumento ad Archimede con Giambattista Rizza tra i promotori). Disponibile sul sito istituzionale del Comune (PDF). Accesso 16 dicembre 2025.
Scheda aggiunta da Alessandro Calabrò il .